Lotta al narcotraffico, Uruguay in prima linea

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di Roberto Braibanti

C’è un fiume che passa sotto le nostre città, silenzioso ma enorme, nasce in Sudamerica, passa per l’Africa e poi si diffonde con una miriade di canali in tutto il mondo, fino nelle periferie più dimenticate. E’ il fiume della droga, sopratutto della cocaina. Perché,vedete, noi viviamo in un mondo in cui la crisi economica sta mettendo a dura prova le società consumistiche occidentali. Perché ogni nicchia di mercato e’stata saturata e la crisi ha reso difficilissimo per chi produce trovare spazi, affermare e vendere i propri prodotti.
E’ una guerra spietata quella che aziende, industrie combattono per conquistare un po’ di spazio sui mercati. Tranne che per chi vende la droga, la cocaina in particolare. E vale anche per i paesi più poveri.

L’ONU ci conferma che nel 2009 se ne sono consumate 21 tonnellate in Africa14 tonnellate in Asia2 tonnellate in Oceania101 tonnellate in America Latina/Caraibi. Non esistono titoli in borsa o attività industriali che possano rendere più del traffico di droga. Per fare mezzo kg di coca servono tre quintali di foglie e pochi operai: spiccioli.

Però 1 kg di coca viene venduto in America Latina tra i 12mila e i 16mila dollari, in USA a 27mila dollari, in Spagna a 46mila dollari, in Olanda a 47mila dollari, in Italia a 57mila dollari, in UK a 77mila dollari, in Germania a 96mila dollari. Da un kg di cocaina pura si ricavano mediamente 3 kg dopo il “taglio”: è facile per chiunque capire che la cocaina è la risposta universale al bisogno di liquidità di tutti, banche, industria , commercio edilizia. Tutto.

L’unico modo di sconfiggere questo cancro?

Un primo passo significativo lo ha messo in atto, in questi giorni, un coraggioso signore settantenne che si chiama José Mujica. E’ il presidente dell’Urugay.
Nel frastuono di forconi, grilli, proteste e dichiarazioni che affollano i giornali e le tv italiane in questi giorni, pochi di noi si sono interessati a questa notizia, che invece tocca un “mercato” mondiale di centinaia di miliardi di euro. E che è davvero vitale per le “organizzazioni” italiane più forti economicamente in questo momento di crisi: la camorra, ndrangheta e la mafia.
Questo coraggioso presidente, col parlamento dell’Urugay, ha fatto passare una legge secondo la quale in questa nazione la marijuana sarà prodotta legalmente e costerà un dollaro al grammo: un dollaro.

La vendita avverrà nelle farmacie, mentre la coltivazione sarà affidata a cooperative private, ma controllata dallo Stato.
La legge non permetterà di venderla a turisti stranieri, per scoraggiare un turismo “particolarmente interessato” . Questo presidente della Repubblica vuole combattere così i narcos. Andando controcorrente, come controcorrente è il suo modo di essere capo di stato: ex guerrigliero tupamaro (è stato 15 anni in carcere), vive con la moglie in una casa modesta in periferia di Montevideo con 1000 euro al mese (il resto del suo stipendio lo dà ad associazioni di promozione sociale), coltiva la terra e ha deciso che l’unico modo per battere l’industria della droga è far crollare il prezzo e quindi far implodere il mercato. Da dentro.

In Uruguay si calcola che su un totale di 3 milioni e mezzo di abitanti circa 120 mila cittadini consumino marijuana almeno una o due volte all’anno. La marijuana legale dovrebbe diventare disponibile entro la seconda metà dell’anno prossimo ed avrà l’obiettivo di combattere il traffico illegale che proviene dal vicino Paraguay.
Il Paraguay, infatti, è oggi il maggior produttore di cannabis in America Latina ed esporta grandi quantità di marijuana essiccata che costituisce la base del rifornimento illegale.
Forse servirebbe ricordare che il proibizionismo dell’alcol in USA, nel dopoguerra, causò i maggiori consumi di prodotti alcolici oltre a far prosperare il traffico illecito della mafia italoamericana che in quegli anni si arricchì sullo sfondo di epiche ormai lotte tra polizia (spesso corrotta) e gangster. Probabilmente è così anche per la droga, oggi.

Probabilmente per questo nessuno di quelli che “contano” nel mondo (ONU compresa) vuole legalizzare il consumo, opponendo ovvie quanto risibili motivazioni ideologiche/morali. Troppi soldi girano nella droga e fanno comodo al sistema, sopratutto adesso.
Non so se José Mujica ce la farà a reggere “l’urto” che il sistema politico/clericale/mafioso opporrà a questo rivoluzionario presidente. Perché sarà una lotta durissima e spietata e, a dir la verità, temo anche per la sua vita.
I narcos dei cartelli messicani hanno massacrato interi quartieri di Città del Messico o di Guadalajara per molto, molto di meno. E questo atto equivale a una guerra mondiale dichiarata al narcotraffico.
Ma in questo momento, io provo tanta ammirazione per il coraggio di questo piccolo stato del Sudamerica e per il suo parlamento. Da oggi io mi sento un po’ Urugayano.

15 dicembre 2013