“Cominciamo a pensarci su… “

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Cominciamo a pensarci su

La prossima volta che mangiate una bistecca pensateci su. Pensate alle foreste disboscate, al deserto che avanza, ai liquami che filtrano nelle falde acquifere, all’anidride carbonica e al metano che intrappolano il globo in una cappa calda. Starete pensando che sono un catastrofista o perlomeno un rompiballe…

Probabile. Però bisogna dircelo: Ogni hamburger equivale a 6 metri quadrati di alberi abbattuti e a 75 chili di gas responsabili dell’effetto serra. In più ci sono anche le tonnellate di grano e soia usate per dar da mangiare alla tua bistecca.

E non dimenticare che 840 milioni di persone nel mondo hanno fame e 9 milioni ne hanno tanta da morirne.
E il 70% di cereali, soia e semi prodotti ogni anno negli Usa serve a sfamare animali.
Non uomini.

Mangiare meno carne o, perché no, non mangiarne affatto, non è più solo un segno di rispetto per gli animali.
Ambiente ed economia, del resto, sono legati dalla quantità di risorse che la terra mette a disposizione di ciascun essere vivente.
Perché se qualcuno consuma di più c’è un altro costretto a digiunare.
Naturalmente non è così semplice. La fame nel mondo non è solo una questione di quantità di risorse, ma di distribuzione oltre che di stili di vita.

Purtroppo abbiamo già dimenticato Chico Mendes, il raccoglitore di gomma assassinato dagli allevatori per una disputa sull’uso della foresta pluviale, per accorgersi dell’esistenza di una “bovino connection”.
In Amazzonia la foresta pluviale è stata fagocitata da 15 milioni di ettari di pascolo.
Eppure è in questo habitat che dimora il 50% di specie viventi e da qui deriva un quarto di tutti i farmaci che usiamo. Dove prima c’erano migliaia di varietà viventi ora ci sono solo mandrie.

Il mondo non regge più i nostri consumi.A metà anno abbiamo già consumato la quantità di risorse ittiche, vegetali e animali che doveva servirci per tutto l’anno.
Dopo di che cominciamo a erodere le riserve, cioè quelle quantità di animali/ suolo che ridotte ,non si potranno riprodurre e quindi diminuirà le nostre potenzialità alimentare dell’anno successivo.

Cioè ci comportiamo come le famose cicale nella favola che tante volte ci hanno raccontato da piccoli.
Ma questo ha un peso economico non indifferente:Se infatti non verranno prese in considerazione le risorse naturali, i rating del debito sovrano di alcuni Paesi potrebbero essere meno robusti di quanto pensano i realizzare», è quanto emerge dal rapporto “E-Risc: A New Angle on Sovereign Credit” pubblicato dall’United Nations environment programme’s finance initiative (Unep Fi) e Global Footprint Network. Nel rapporto si legge: «Le perdite di suoli, foreste e pescato, nonché i crescenti costi delle risorse, sono destinate a diventare sempre più importanti per la salute economica di una nazione e possono influenzare la sua capacità di ripagare o rifinanziare il debito sovrano».

Per chi non fosse ancora pronto a rassegnarsi all’idea di rinunciare a bistecche e spiedini, gli autori dello studio propongono di arginare lo spreco eliminando la carne bovina dalla dieta, in favore di quelle suina o ovina, molto più caloriche; così facendo, si riuscirebbero ad alimentare 357 milioni di persone in più nel mondo. Intraprendere una dieta vegetariana, invece, contribuirebbe a sfamare 850 milioni di individui in più, mentre dimezzare il consumo di carne nel mondo darebbe cibo ad altri 2 miliardi di persone. Scelte non da poco, considerato che la domanda globale di alimenti è destinata a raddoppiare nel 2050.

In più mangiare carne fa’ anche male: ogni anno, in Italia, muoiono 230 mila persone per patologie legate all’alimentazione. Malattie cardiovascolari, obesità e alcuni tumori sono strettamente connessi all’eccessivo consumo di prodotti di origine animale. Ne parla Claus Leitzmann, esperto in scienze alimentari, nel suo ultimo libro “Essere vegetariani”di Bruno Mondadori.
Insomma quando passate davanti a un macellaio pensate un po’ a tutto questo.

E anche a questa frase del grande Tiziano Terzani:
“Avete mai sentito le grida che vengono da un macello?
Bisognerebbe che ognuno le sentisse, quelle grida, prima di attaccare una bistecchina. In ogni cellula di quella carne c’è il terrore di quella violenza, il veleno di quella improvvisa ultima paura dell’animale che muore.”

di Roberto Braibanti