Il risarcimento sembra quasi scontato, ma sarà davvero così? Lo studio legale del nolano che ha intrapreso questa battaglia tappezzando la città di manifesti per sollecitare i cittadini interessati a intraprendere un’azione legale contro lo Stato è convinto di sì.
Per fare ricorso basta essersi ammalati di tumore prima del 1997 e aver risieduto nella Terra dei Fuochi. I termini per presentare ricorso alla Corte Europea per i diritti dell’uomo scadono il 22 aprile. Gli interessati dovranno presentare una cartella clinica e un documento di riconoscimento, per ottenere un giusto risarcimento economico dallo Stato Italiano per i danni materiali e morali subiti.
L’esito (positivo) del ricorso è davvero così scontato?
I buoni propositi ci sono tutti, ma l’esito del ricorso non è detto che sia così scontato come ipotizzato dallo studio legale che ha promosso l’iniziativa. Unico precedente “illustre” è il caso che in molti ricorderanno di Roberto Mancini, il poliziotto ammalatosi di tumore dopo aver prestato servizio nella Terra dei Fuochi, collaborando nell’inchiesta sul clan Bidognetti. Ma il suo risarcimento fu valutato all’epoca, nel novembre 2013, soltanto 5mila euro, e comunque elargito perché l’insorgenza del tumore, nel suo caso, era direttamente collegata al suo lavoro, e quindi la malattia venne considerata “professionale”.
Tumore e Terra dei Fuochi: i precedenti
Inoltre, nonostante uno studio effettuato dal Pascale abbia dimostrato una incidenza notevolmente maggiore di alcuni tipi di tumore proprio in chi risiede nella Terra dei Fuochi, non è ancora accertata la correlazione tra la malattia e l’inquinamento di quelle zone. In ogni caso, se anche solo un ricorso dovesse andare a buon fine, lo Stato si troverebbe costretto a rispondere alle richieste di migliaia di abitanti della Terra dei Fuochi che si sono ammalati di tumore, e a doverli giustamente risarcire tutti.