L’altra faccia di Scampia, Erri De Luca per Davide Cerullo e il Centro Insieme

Lo scrittore Erri De Luca si schiera contro la diffamazione operata dalla fiction in una lettera a Davide Cerullo, fondatore del Centro Insieme contro la dispersione scolastica dei bambini di Scampia

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La fiction Gomorra ha fatto molto scalpore, per l’immagine che dà di una Napoli che si fonda soltanto su camorra e droga. La parte più colpita è sicuramente il quartiere di Scampia, molteplici sono infatti le scene girate proprio alle Vele. Ma c’è chi non ci sta che venga tutto gettato nel fango, che Scampia venga vista come il male assoluto, come un posto dove di buono non esiste nulla. Lo scrittore Erri De Luca, da sempre cittadino attivo socialmente, è uno di quelli che non accetta che a Scampia tutto venga dipinto di nero. In una lettera a Davide Cerullo, fondatore del Centro Insieme, che si occupa della dispersione scolastica dei bambini delle Vele, va in controtendenza rispetto a ciò che ultimamente sembra andare di moda: parlare male di Napoli.

Scampia: L’economia del dono

Adesso, di recente, circola anche una fiction, una serie televisiva, che riguarda Gomorra e che viene piantata a Scampia dove si sottolinea il lato tragico, catastrofico, di quel luogo, ma quel luogo esiste, e resiste perché c’è un contrappeso di vita civile, di vita indipendente di ideologia indipendente, è vero, l’economia di quel luogo è un economia  illegale, di camorra ma non più la sua ideologia. Quell’ideologia è perduta e perdente esistono altre verità a Scampia. Il fatto è che queste dicerie potenti fondate su dati di fatto ma che ingigantite a dicerie influiscono sull’immagine di un luogo. Ecco Napoli è fragile in questo, tutto quello che si dice di male di lei rimbomba più di quello che si dice di bene. A New York tu puoi fare una serie televisiva sulla mafia italo americana ”I Soprano” la città non ne rimane danneggiata nella sua immagine, ma Napoli si Napoli ne risente, Scampia ne risente. E allora noi vogliamo parlare di cose che funzionano che riscattano che recuperano, che resistono e non si tratta di buonismo. Buonismo è una parola scema, quello che succede a Scampia è l’esempio che  voglio  fare con il CentroInsieme, non ha niente a che vedere con il buonismo, ma ha a che vedere con il superlativo di buono. E’ cioè buonissssi-mo. “MO” a Napoli vuol dire “adesso”e Buonisssssi-mo. Quello che fa il CentroInsieme è di dare una possibilità di dopo scuola ai bambini. Togliergli dalla strada e aiutarli a stare meglio dentro alla scuola,a sbloccarsi dalle difficoltà che hanno anche, affrontando la scuola che non tiene conto delle disparità sociali, non tiene conto delle differenze di famiglie che possono mandare i figli a scuola. Ecco il CentroInsieme aiuta, sorregge con la sua piccola sede riesce a procurare il doposcuola a decine e decine di bambini di Scampia, che, come effetto secondario vanno anche bene a scuola,cominciano ad andare bene a scuola. Allora quello che succede lì a Scampia è che ci sono delle scintille, dei focolai, dei punti di forza di resistenza civile che a noi fa piacere sostenere. Dunque noi cerchiamo di spingere, di invogliare dei cittadini che possono farlo a dare una mano al doposcuola di Scampia, andarci a prestare un po’ del loro tempo, della loro buona volontà e far così circolare questa misteriosa economia del dono, del dono anche del proprio tempo non solamente del dono materiale, del dono di soldi, ma il dono con il quale si fonda la nostra misteriosa economia italiana. L’economia italiana non è rappresentata dal suo PIL, dal suo fatturato, è rappresentata dalla sua quantità di lavoro sociale, fraterno e gratuito che tiene insieme le fibre di questo Paese.

 Dunque eccomi a spendere una parola buona per il suo CentroInsieme, conosco il suo fondatore Davide Cerullo da molto tempo. Davide è uno di quei ragazzi di Scampia che sono passati attraverso il fuoco ed è un tizzone scampato dall’incendio, con l’esperienza di scottatura, di bruciatura ha fatto fertilizzare la sua vita. L’ha trasformata e l’ha resa utile al servizio fertile per gli altri per quelli del suo quartiere dove è tornato ad abitare e a operare. Dunque eccomi qua, buona vita e lunga vita al CentroInsieme e un invito a dare un po’ del proprio tempo per questi bambini per tutt’altra Gomorra.