Una tragica storia che dopo 32 anni ha raggiunto la fine; Antonio Pignataro è stato condannato a trent’anni di carcere per l’omicidio della piccola Simonetta Lamberti di 11 anni. L’uomo è l’unico superstite del commando cutoliano che 32 anni fa causò la morte di Simonetta.
“Non posso più vivere con questo peso sulla coscienza.”
Antonio Pignataro ora ha 55 anni e si è autoaccusato dell’omicidio della piccola facendo anche i nomi di Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo e Gaetano De Cesare, deceduti. Gli esponenti del clan Moccia, Giovanni Gaudio e Angelo Moccia, che per anni hanno diviso la cella con Pignataro, hanno confermato la sua versione poiché furono i primi a raccogliere le prime confidenze riguardo al delitto della piccola. A convincere Antonio Pignataro a vuotare il sacco è stata la visione di un film in cui una bambina perdeva la vita in modo analogo a quello di Simonetta. “Non posso più vivere con questo peso sulla coscienza!” ha detto al pm Montemurro.
“Ecco com’è avvenuto l’agguato in cui è morta Simonetta”
Pignataro racconta che ad organizzare l’agguato contro il procuratore Alfonso Lamberti fu Francesco Apicella che voleva vendicarsi dopo alcune inchieste condotte dal giudice che lo infastidirono. Ci vollero sei mesi per preparare tutto; Antonio Pignataro, Gerardo Della Mura, Claudio Masturzo e Gaetano De Cesare si appostarono in due macchine a Cava dei Tirreni. Appena videro Alfonso Lamberti, i quattro aprirono il fuoco ferendo sia il giudice che sua figlia Simonetta di soli 11 anni che morì dopo essere stata colpita da un proiettile alla tempia. Il procuratore, invece, fu solo ferito alla spalla e alla testa. Era il 29 maggio 1982.