La protesta davanti all’inceneritore di Acerra va avanti ormai da tre giorni. Le prime ad arrivare sono state le mamme. Donne coraggio che hanno bloccato l’ingresso dei camion all’inceneritore, perché loro di rifiuti e fumo e scarti (forse tossici) non ne possono davvero più. E hanno paura per la salute dei loro figli. Nemmeno la pioggia e il vento di questi giorni le ha fermate. Dopo di loro, sono arrivati gli studenti. Poi i cittadini comuni, gli attivisti, i membri dei comitati ambientalisti e in lotta contro il disastro ambientale della Terra dei Fuochi.
Ma partiamo dall’inizio. Sono dieci anni che il popolo di Acerra è in lotta contro quello che, in tempi molto più recenti, è stato ribattezzato “biocidio”. Dieci anni di battaglie per tutelare la salute propria e quella dei propri figli. Dieci anni di battaglie combattute invano, che non hanno dato altro frutto che l’inceneritore. A niente sono servite le proteste dei cittadini contro l’apertura dell’impianto termovalorizzatore, inaugurato nel 2009 e tuttora funzionante (anche se non a pieno ritmo).
Mamme e studenti in prima linea contro l’avvelenamento
Per 5 anni i cittadini di Acerra hanno sopportato: sopportato di non sapere che tipo di rifiuti venivano inceneriti all’interno dell’impianto a pochi metri dalle loro case, di non sapere che tipo di scarti (ceneri e fanghi) venivano prodotti dall’incenerimento, di non conoscere il grado del potere inquinante dei fumi provenienti dall’incenerimento. Poi, qualche giorno fa, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’arrivo di altre ecoballe, quelle stoccate nel sito Coda di Volpe di Eboli, che dallo scorso 22 ottobre vengono regolarmente trasportate su grossi camion diretti all’impianto, per essere trattate proprio nel termovalorizzatore di Acerra. A questo punto i cittadini hanno detto basta: e sono scesi in piazza a protestare. “Oggi” spiega Egidio Giordano di Rete Commons, “chi monta l’ennesima tenda contro l’ennesimo barbaro scempio, era probabilmente un bambino quando la propria terra ha cominciato ad insorgere e a rivendicare giustizia ambientale. Gli studenti e le studentesse di Acerra, che sono protagonisti oggi dei blocchi, sono nati già nel disastro, sono superstiti del biocidio”.
No alle ecoballe di Coda di Volpe nell’inceneritore di Acerra
La preoccupazione riguarda la qualità delle ecoballe provenienti da Eboli. Da cosa sono composte? Che impatto ambientale (ulteriore) avrà il loro incenerimento sulla salute? queste le domande che si pongono i cittadini acerrani. A rassicurarli non è servito nemmeno l’intervento di don Daniele Peron, il parroco della Chiesa di San Nicola in San Vito al Sele di Eboli, che nel 2008 fu in prima fila nella protesta contro lo stoccaggio delle ecoballe nel sito di Coda di Volpe ma oggi, dopo le analisi dell’Arpac, si sente di rassicurare i cittadini acerrani: “Capisco che la gente di Acerra è esasperata, ma quei rifiuti non sono né tossici né pericolosi. Ci sono le analisi dell’Arpac che attestano che sono innocui. Gli organi di controllo dovrebbero rendere pubblici questi risultati per rassicurare la cittadinanza”. Ma il suo appello non è bastato. Alcune mamme hanno bloccato l’accesso all’inceneritore, seguite subito dopo dagli altri cittadini, che da 3 giorni sono in presidio fisso davanti all’inceneritore; una lunga coda di camion diretti all’impianto si è formata all’ingresso del termovalorizzatore, costringendo la Regione Campania a un vertice d’emergenza, che ha decretato lo stop all’invio delle ecoballe di Eboli ad Acerra.
La storia delle ecoballe di Coda di Volpe
Le ecoballe oggi stoccate a Coda di Volpe sono oggi “solo” 10.700 tonnellate. In origine ne erano 37mila, stoccate lì durante l’emergenza rifiuti, quando qualunque sito dismesso, come era quello di Coda di Volpe, un invaso di 8mila metri quadri costruito negli anni ’90 con fondi europei che avrebbe dovuto servire da bacino idrico per l’irrigazione dei vicini campi coltivati, andava bene per stoccare rifiuti. Nel 2010 buona parte di queste ecoballe furono trasferite altrove. Poi, lo scorso 22 ottobre, è iniziata la rimozione delle ultime 10.700 tonnellate. Destinate all’inceneritore di Acerra.
Ma a quanto pare gli amministratori del ciclo rifiuti hanno fatto i conti senza i cittadini acerrani. Oggi si terrà il tavolo tecnico con Comune e Prefettura, a cui parteciperanno, oltre al sindaco Raffaele Lettieri e alla Regione Campania, anche i vertici dell’A2A, l’azienda che gestisce l’inceneritore, l’Arpac e l’Asl, nonché i rappresentanti dei Comitati che guidano la protesta. Ma anche questa mattina, nonostante l’annunciato tavolo tecnico, non sono mancate tensioni all’esterno dell’impianto.
Uno studente minaccia di darsi fuoco
All’ennesima richiesta da parte delle forze dell’ordine, che da 3 giorni sono sul posto nel tentativo di sgomberare i manifestanti che bloccano giorno e notte l’accesso dell’inceneritore, di liberare i varchi, Vincenzo, 30enne acerrano, si è cosparso di benzina e ha minacciato di darsi fuoco. Nei concitati attimi che sono seguiti alcuni camion sono riusciti a entrare nell’inceneritore con il loro carico di ecoballe, ma subito dopo il cordone umano è stato riformato, e l’accesso al termovalorizzatore resta bloccato.