Berlusconi dimissionato da ”8 traditori”

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Berlusconi dimissionato da ''8 traditori''

Berlusconi dimissionato da “8 traditori”.

Così il premier a caldo dopo il risultato del voto sul rendiconto ha bollato quei deputati che hanno fatto mancare il proprio voto. Subito sotto “ribaltone” e “voto”. Sullo stesso foglio gli appunti presi precedentemente durante l’intervento di Bersani che gli aveva chiesto di “prendere atto” che la maggioranza non esiste più e di “rassegnare le dimissioni”.

L’appunto si conclude con “Pres. Repubblica” e “una soluzione” e fanno verosimilmente riferimento alla decisione di salire al Colle per verificare una possibile soluzione alla fase critica aperta con questo voto.
Ma restando in tema di tradimento, facciamo un piccolo passo indietro e ricordiamo le promesse tradite dallo stesso Berlusconi (senza scomodare la moglie) che si presentò già nel 1994 armato di grandi sorrisi e nuove speranze per tutti: «Arriverà l’aliquota unica al 33%» e ancora, detassazione di straordinari e di tredicesime, versamenti Iva solo dopo il reale incasso della fattura, riforma degli studi di settore, graduale abolizione dell’Irap, graduale abolizione dell’Iva sul turismo, graduale introduzione del quoziente familiare, graduale diminuzione della pressione fiscale sotto il 40%. Di tutto questo nulla è stato fatto.

Ma l’apice di questa farsa che dura ormai da quasi 18 anni si raggiunse con il Contratto con gli italiani un documento presentato e firmato da Silvio Berlusconi l’8 maggio 2001, cinque giorni prima delle elezioni politiche, nel corso della trasmissione televisiva “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa.

Questi i punti del contratto, firmato in TV, da onorare una volta eletto:

1. Abbattimento della pressione fiscale: o con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui;o con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui; o con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui; o con l’abolizione della tassa di successione e della tassa sulle donazioni.

2. Attuazione del “Piano per la difesa dei cittadini e la prevenzione dei crimini” che prevede tra l’altro l’introduzione dell’istituto del “poliziotto o carabiniere o vigile di quartiere” nelle città, con un risultato di una forte riduzione del numero dei reati rispetto agli attuali 3 milioni.

3. Innalzamento delle pensioni minime ad almeno 1 milione di lire al mese.

4. Dimezzamento dell’attuale tasso di disoccupazione con la creazione di almeno 1 milione e mezzo di posti di lavoro.

5. Apertura dei cantieri per almeno il 40% degli investimenti previsti dal “Piano decennale per le Grandi Opere” considerate di emergenza e comprendente strade, autostrade, metropolitane, ferrovie, reti idriche, e opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni.

Nasce quasi un sorriso a chi riesce a ricordare quella trasmissione, anche chi non lo avrebbe votato ne rimase colpito, affascinato. Nessuno prima si era spinto a tanto, un contratto con gli italiani in TV. Così ben confezionato da far temere fosse liberamente ispirato al comizio di Antonio la Trippa, timore tuttavia svanito per l’enorme differenza del finale http://www.youtube.com/watch?v=hTC0gdQAsTI

A rileggerlo oggi, quel contratto suona come una barzelletta, da recitare con l’accento milanese e la bocca a mimare un sorriso triste, fino a quando non si arriva a leggere la fine, le “Grandi Opere” che prevedevano oltre al ponte sullo stretto, anche “opere idro-geologiche per la difesa dalle alluvioni” e solo alla fine, ci si rende conto che più di una barzelletta, potrebbe essere la storia del nostro destino letta al contrario.

FAS