Treccani: via alla petizione ma l’enciclopedia risponde “Scriviamo anche “finocchio” ma i gay non si offendono”

Parte la petizione per chiedere alla Treccani l'eliminazione della definizione nàpoli, ma lo staff risponde: "Scriviamo finocchio ma i gay non sono offesi"

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Treccani: "Scriviamo anche “finocchio” ma i gay non si offendono"

 Treccani Versus napoletani: la sfida continua. A quanto pare, da quando la polemica è sbarcata sul web, moltissimi utenti si sono sentiti offesi dalla definizione del termine “nàpoli” da parte dell’enciclopedia: alcuni hanno scritto direttamente allo staff, altri hanno indetto una petizione online per chiedere alla Treccani l’eliminazione della definizione o almeno una correzione più politically correct. La petizione, indirizzata alla Treccani.it, è stata voluta da Carmine Maturo, Presidente di Legambiente Neapolis 2000, che propone la sostituzione dell’attuale definizione con una nuova: “nàpoli s. m. e f. [dal nome della città di Napoli]. –
Denominazione e appellativo  spreg., di origine postunitaria, dato agli Italiani del Mezzogiorno da quelli settentrionali, soprattutto in contesti di bassa e mediocre cultura“. Può essere firmata cliccando qui.

Leggi anche: Enciclopedia Treccani: “nàpoli” è una parola offensiva / L’appocundria di Pino Daniele entra nell’enciclopedia Treccani

Ecco la risposta dello staff dell’enciclopedia Treccani:

Un utente ha deciso di scrivere all’enciclopedia per chiedere un “errata corrige” per la definizione di nàpoli, ecco la risposta dell staff:

Il Vocabolario Treccani intende insultare la città di Napoli e i napoletani? Ovviamente no. Come ogni dizionario della lingua italiana viva e realmente adoperata dalla comunità dei parlanti, il Treccani.it non fa che certificare gli usi reali della lingua per quanto riguarda il lessico (parliamo dunque di parole, di vocaboli). Se alla voce finocchio, accezione 3 a. fig[urato] volg.[are], troviamo scritto «omosessuale maschio», dobbiamo pensare che il Treccani.it ce l’abbia con gli omosessuali maschi e che intenda metterli alla gogna e oltraggiarli? No, dobbiamo pensare che – come per ogni dizionario della lingua italiana che si rispetti – questa accezione di finocchio debba essere rappresentata, in quanto effettivamente presente nell’uso vivo della lingua. Il Treccani.it, peraltro – come tutti i seri dizionari -, offre a chi legge la chiara decodificazione del tono che caratterizza la parola: volgare. Tale tipo di indicazione non è marginale, è fondamentale per caratterizzare l’àmbito degli usi della parola. Chi adopera un dizionario deve fare attenzione a questo tipo di indicatori, perché fanno parte del tipo di servizio tecnico e culturale che un lettore deve attendersi e, in un certo senso, deve pretendere che siano presenti nel dizionario. Perdipiù, nella definizione di napoli, viene aggiunto esplicitamente che si tratta di un «appellativo ingiurioso». In quanto fruitore di un dizionario, dovrei pretendere di trovare registrato il lessico della lingua italiana nella sua estrema varietà e stratificazione: dall’alto al basso, dal formale all’informale, dal letterario al parlato, dal forbito al volgare, dall’antico (arcaismo) al moderno e contemporaneo (neologismo), dal panitaliano (diffuso in tutt’Italia) al regionale o dialettale. Il dizionario assume di rappresentare il patrimonio lessicale nelle sue difformi componenti. Io, lettore, troverò la seria definizione di ciò che il singolo elemento lessicale significa e indicazioni utili per capirne le caratteristiche d’uso. Il dizionario non seleziona il lessico in base a giudizi o pregiudizi morali. Come è da rigettare l’idea di uno Stato etico, così è da rifiutare quella di un “dizionario etico”. Se la società e la cultura esprimono negatività attraverso le parole, un dizionario non può rifiutarsi di documentarle. […] Il dizionario non esercita censure, ha viceversa il compito di registrare l’esistente e il rilevante. Il dizionario ci fa sapere qual è la realtà del nostro lessico. Noi, come parlanti, persone civili, cittadini, donne e uomini, forti di tale conoscenza, ci adopereremo per usarlo nei più corretti e perfino più virtuosi dei modi, se ne saremo capaci. Il male non sta nel prendere atto che essa esiste, ma nella eventuale decisione di usarla“.

L’intero messaggio di risposta della Treccani può essere consultato cliccando qui.