Antonio Braucci alla X edizione di “Los Angeles, Italia”

Antonio Braucci rappresenta il territorio partenopeo alla X edizione al "Los Angeles, Italia", festival di Vicedomini

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Sarà Antonio Braucci, regista partenopeo, a rappresentare con il suo cortometraggio “Sete” il territorio campano alla X edizione di “Los Angeles, Italia”. Il corto è stato proiettato lo scorso sabato in occasione della serata conclusiva del festival dedicato alle grandi opere cinematografiche italiana ad Hollywood, al “Chinese Theatre” di Los Angeles.  Una manifestazione, quella di “Los Angeles, Italia”, organizzata da Pascal Vicedomini e che, da dieci anni, precede la notte della consegna degli Oscar.

Finalista al Social World Film Festival 2014 e al contest young film factory, il cortometraggio di Braucci, è stato recentemente proiettarlo al “Carte Blanche” nell’ambito del Festival du Film Italien, a Bastia (Corsica).

Un silenzio quasi assordante, otto minuti senza proferire una sola parola. Solo una voce fuori campo, quella di Fabio Balsamo, e il suono di un disco che gira su un vecchio grammofono. Ancora silenzio che avvolge vecchi ricordi, il sole risplende sulla costa di Vico Equense mentre un vecchio pescatore vaga tra le sue memorie, lontane, di sessant’anni fa. Passioni, amori proibiti, impulsi e istinti, un triangolo amoroso, tutto avvolto in un silenzio che non ha fine, come in un lungo sogno dal quale sembra impossibile svegliarsi.

Antonio Braucci, la parola al regista di ‘Sete

“Sete – racconta il regista – è l’impulso che nutrono i personaggi per i loro amati: la sete di Ciro per Marie, una sete di passione che secca le labbra e la gola proprio come fa l’acqua salata a un uomo di mare; la sete di Marie per Ciro, quella di un desiderio represso, ma ancora vivo e violento; la sete di Antonio per Ciro, una sete irreprimibile e impossibile allo stesso tempo che prosciugherà la sua stessa vita”.

Ma Sete esprime soprattutto la Sete di Antonio Braucci e quella dei ragazzi under 35 di Karma31: sete di arte, di cinema, di creare ed esprimersi in una realtà napoletana troppo spesso considerata in modo negativo. “Ma noi il cambiamento vogliamo realizzarlo per noi, nella nostra città“, conclude Braucci

Un sogno irrealizzabile che vola verso la città degli angeli

Una trama, un sogno, che sbarca nella città degli angeli. Siamo nell’Italia degli anni ’50, una storia d’amore impossibile per l’epoca del secondo dopoguerra, uno sfondo, quello di Vico Equense, che sembra parlare senza proferir parola. Tre attori sono presenti sul set, tre personaggi danno vita al corto di Antonio Braucci: la bella Marie (Roberta Astusi), il giovane pescatore Ciro (interpretato dallo stesso regista) e Antonio (Francesco Nappi), borghese schiavo delle apparenze. Il loro legame, come scritto sopra, si mostra attraverso il titolo stesso dell’opera poiché è la sete a divorare i tre personaggi. Una sete fatta di passioni, una sete repressa e pronta a esplodere, una sete violenta, improvvisa. Una sete che non sarà mai appagata. 

La storia è un desiderio nascosto, un sogno che non può essere rivelato, men che meno realizzato. Maria è costretta a scappare, Antonio non riesce a trovare pace, tutto ciò che riesce a fare è rinchiudere le sue passioni in quei dipinti che sembrano essere demoni pronti a uscire allo scoperto. Poi uno sparo. Ciro chiude gli occhi per riaprirli quando ormai ha sessant’anni. Tutto è cambiato, nulla sarà mai più come prima. E, nella dolcezza di un bacio tra due ragazze, Ciro, torna indietro a quell’amore proibito, a quel sogno che non ha mai avuto sostanza.