Razzismo a Napoli, tre aggressioni in pochi giorni

Aumentano pericolosamente i casi di razzismo a Napoli. Ragazzo rumeno e uno srilankese picchiati a sangue. Ombre su uccisione 40enne georgiano

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Razzismo a Napoli, tre aggressioni in pochi giorni

Spedizioni punitive, assalti veri e propri. Aggressioni senza senso. Il razzismo a Napoli, da sempre culla delle diversità che si uniscono in un solo popolo, comincia a mostrare sul volto della città i suoi segni deturpanti.

Venerdì notte, in località Marra di Scafati, al confine con il vesuviano, è toccato a tre rumeni essere aggrediti dal branco. Che, in una follia scatenata da chissà cosa, ha deciso di attaccare, senza motivo. Perchè diventa davvero difficile trovarlo di fronte a situazioni del genere. Due di loro sono riusciti a mettersi in fuga, ma il terzo no. Per il terzo è cominciato un incubo in pieno stile “Arancia Meccanica”. Picchiato a sangue, da un gruppo di almeno quattro persone. Di questi, uno è stato riconosciuto dalla vittima stessa e sottoposto al fermo. Si tratta di un pregiudicato scafatese di 23 anni.

 

Aumentano i casi in pochi giorni di aggressioni razziste in città

Le dinamiche non sono ancora del tutto chiare agli inquirenti. Ma sembra che gli aggressori, giunti in via Voccolella a bordo di due auto ed uno scooter, abbiano fermato i tre romeni che stavano dirigendosi a piedi verso casa, costringendoli a seguirli e a condurli presso un fabbricato localizzato poco distante dalla zona Cangiani, in aperta campagna, nel comune di Boscoreale, proprio dove abitano i tre rumeni. Dopo aver rovistato ovunque e distrutto ogni cosa, sul posto sarebbe scattato il pestaggio. Solo l’arrivo dei carabinieri, avvertiti da una telefonata anonima, avrebbe indotto gli aggressori a darsi alla fuga, salvando presumibilmente la vita del 25enne, trasportato in ospedale. I sanitari gli hanno riscontrato una frattura nasale, politrauma ed una ferita lacero-contusa al cuoio capelluto.

E purtroppo non si tratta di un episodio isolato, facendo riferimento a questi ultimi giorni. E’ toccato anche a Santa, 30 anni dello Sri Lanka, trovarsi di fronte alla furia di una baby-gang che lo ha aggredito solo per avergli rifiutato una sigaretta. Ma forse lui stesso sa quanto questo sia stato solo un semplice pretesto. “Avranno avuto al massimo 15 o 16 anni. Mi hanno avvicinato dei ragazzi e mi hanno chiesto una sigaretta. Io ho detto di no e uno di loro ha iniziato a picchiarmi con l’ombrello”. E due giorni prima, appunto, un suo amico era stato solo più fortunato di lui. “Gli stessi ragazzi che mi hanno colpito hanno avvicinato anche un mio connazionale e gli hanno chiesto un euro. Lui, come me, si è rifiutato di darglielo e uno di loro ha tirato fuori, dalla manica della giacca, un grosso coltello. Ma lui è riuscito a scappare”.

Ad Arzano, infine, un georgiano, di 40 anni, è morto dopo essere stato pugnalato più volte all’addome. Trovato ferito gravemente all’ingresso di un condominio, l’uomo, è stato trasportato all’ospedale San Giovanni Bosco ma il delicato intervento chirurgico al quale è stato sottoposto non è stato in grado di salvargli la vita.

 

Combattere l’ignoranza per combattere il razzismo

Episodi che cominciano a susseguirsi a Napoli e che testimoniano come forse anche all’ombra del Vesuvio si stia sviluppando il germe malato del razzismo. Che può e deve essere combattuto. Combattendo l’ignoranza, che è sempre alla base di tutto e del razzismo stesso. Magari confidando nelle parole di Nelson Mandela. Per il quale “Nessuno nasce odiando i propri simili a causa della razza, della religione o della classe alla quale appartengono. Gli uomini imparano a odiare, e se possono imparare a odiare, possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale dell’odio”.