Da anni ormai è sparita come insegna così, forse, come qualifica. Ma un tempo non era raro imbattersi sul lungomare partenopeo, in chioschi che vendevano frutti di mare di ogni specie e soprattutto ostriche vendute rigorosamente a dozzine, aperte e pronte per esser consumate, sui quali svettava l’insegna “Ostricaro fisico”. Non raro, ma neanche tanto comune. “O’ Stricaro” si diventava, infatti, solo per discendenza diretta (di padre in figlio, il primogenito, quasi come un cavalierato, più che una carriera) oppure, nel caso in cui il posto restasse vacante, per meriti eccezionali.
Si perde nel tempo il titolo di “Ostricaro fisico”, attribuito da re Ferdinando di Borbone in persona
Il titolo di Ostricaro fisico fu ideato dal re Ferdinando I di Borbone delle Due Sicilie in persona. Si narra che il re volle premiare così il suo ostricaro di fiducia, il cui chiosco si trovava nel mercato di Santa Lucia, prendendo spunto da quello che si usavano dare da sé alcuni medici, ovvero “Dottor Fisico”. Con il quale volevano indicare quanto la loro arte medica fosse accompagnata dalla ricerca scientifica. La stessa che, secondo il re, evidentemente serviva al suo ostricaro per mettere sempre a sua disposizione le migliori ostriche di tutto il regno.
I migliori ostricari erano riconoscibili dal chiosco dipinto di verde, giallo o nero, sui cui svettava l’insegna “Ostricaro Fisico”, appunto, oppure “Ostricaro d’Europa”. E soltanto da loro si potevano trovare le migliori ostriche provenienti dal lago del Fusaro, a dispetto della qualità scadente dei prodotti degli altri. Prodotti che, comunque, oltre alle stesse ostriche, prevedevano anche altri tipi di frutti di mare, come cozze, vongole, lupini, ecc..
Tracce dell’Ostricaro fisico al Cinema e anche nella Cucina partenopea
Se ne può trovare traccia persino al Cinema. Nel film “Pane, amore e…” di Dino Risi, con Vittorio de Sica e Sofia Loren, quando quest’ultima è intenta a vendere il pesce, alle sue spalle campeggia la scritta “Ostricaro Fisico”.
E c’è persino un piatto, “la zuppetta dell’Ostricaro Fisico“, nella cucina partenopea, che prende il nome, appunto, dal titolo assegnato da Re Ferdinando. La leggenda vuole che sia nato proprio quando un “ostricaro fisico”, attratto da una avvenente contadina scambiò con lei delle vongole con dei fagioli cannellini che la ragazza aveva con sé per farne commercio.