Il 15 aprile 1967 moriva il principe Antonio De Curtis, il “principe della risata“, Totò, un uomo, un attore, un comico, che mai potrà essere dimenticato. A 48 anni dalla sua scomparsa si ricordano ancora quelle parole, le parole che Totò pronunciò in merito alla sua scomparsa: “Al mio funerale sarà bello assai perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo paese, in cui però per venire riconosciuti qualcosa, bisogna morire”.
Quarant’anni di carriera, numerosi spettacoli e un centinaio di film. In ogni istante in cui era presente, in ogni secondo di ogni pellicola, Totò, ha regalato al suo pubblico risate incontenibili, momenti indimenticabili e quelle verità e quella saggezza napoletana che resta un’eredità intramontabile.
E allora oggi, a 48 anni dalla sua scomparsa, da quel giorno in cui Napoli perse uno dei suoi figli, da quel 15 aprile del 1967 in cui l’Italia perse il suo principe della risata, ricordiamo Totò con lunghi applausi, sorrisi, come quelli che lo stesso Antonio De Curtis donava al termine di ogni spettacolo.
Totò: un uomo, un attore a 360°
Un uomo, un attore, a 360°. Ricordare Totò è semplice, quelle battute che ancora restano nell’aria, quegli sguardi che sono ancora vivi nelle mente e nella memoria di chi ha amato, conosciuto e stimato quell’uomo che viveva con il popolo, che amava Napoli come solo un napoletano sa fare. Un mostro sacro della comicità italiana, riconosciuto in tutto il paese non solo per quei sorrisi e quelle risate che sapeva strappare, ma anche per quei ruoli che riuscì a far entrare nelle sue corde, soprattutto negli ultimi anni della sua vita. L’attore infatti ebbe modo di esprimersi anche in panni impegnati e drammatici sia al teatro che al cinema. E’ il caso de “Il comandante”, film del 1963, in cui Totò interpretò, in chiave amara e crepuscolare, il dramma del neo-pensionato che non si abitua alla sua nuova condizione senza occupazione né obiettivi.
E non solo. Impossibile dimenticare Totò in veste di paroliere, poeta, drammaturgo e cantante. Come dimenticare quelle parole scritte dal Principe, quelle parole che, ancora oggi, risuonano per il mondo. Malafemmena fu scritta e musicata da Totò nel 1951 in occasione del concorso di Piedigrotta, La Canzonetta.
Totò: “Mi sento male, portatemi a Napoli”
Quanti aneddoti aleggiano intorno a quell’uomo la cui comicità non riuscì mai a nascondere un animo gentile e nobile, un uomo d’altri tempi, un gentiluomo dallo sguardo sempre un po’ malinconico. Il giorno del suo funerale molti dei partecipanti al rito funebre si sentirono male, altri scapparono dopo aver visto il fantasma di Totò presente tra la folla. Quante risate si sarà fatto il principe della risata guardando la sua controfigura tra coloro che erano presenti per dirgli addio.
Sono trascorsi 48 anni da quel giorno, da quel momento in cui Napoli non riusciva più a ridere. Aveva perso la sua risata, Napoli, aveva perso il suo principe. Non ci sarebbero state altre scene da girare, altri film indimenticabili da vedere, altre risate incontenibili che solo lui sapeva strappare. E allora, per salutare Totò, per salutare il principe Antonio De Curtis, ricordiamo quelle ultime parole, quelle parole che mostrano e testimoniano l’amore di Totò per la sua terra, per il suo popolo, le sue origini: “Mi sento male, portatemi a Napoli“. Così se ne andava il principe della risata.