“Il libro ‘Il Casalese – Ascesa e tramonto di un leader politico di Terra di Lavoro’ non ha generato alcun danno all’immagine e agli affari delle società amministrate da Giovanni Cosentino, fratello dell’ex sottosegretario
all’Economia ed ex coordinatore regionale del partito di Berlusconi in Campania”. A deciderlo, il giudice della quarta sezione civile del Tribunale di Napoli, Fabio Magistro. La sua sentenza ha, quindi, rigettato la richiesta di risarcimento, e condannato l’amministratore dell’Aversana Petroli al pagamento delle spese processuali.
La soddisfazione dell’avvocato difensore e del presidente della casa editrice
Marino Maffei, difensore dell’editore e degli autori del volume (i giornalisti Massimiliano Amato, Arnaldo Capezzuto, Corrado Castiglione, Giuseppe Crimaldi, Antonio Di Costanzo, Luisa Maradei, Peppe Papa, Ciro Pellegrino ed Enzo Senatore, con postafazione di Gianni Cerchia, anche lui citato), ha così spiegato: “Questa sentenza ha il merito di aver riconosciuto il legittimo esercizio del diritto di cronaca. Affermando, come abbiamo sempre sostenuto, che i nove giornalisti hanno ottemperato ai principi di verità (anche putativa), continenza e pertinenza, espressamente richiesti dalla legge per chi fa cronaca”.
“La sentenza – dice Pietro Valente, presidente della casa editrice Cento Autori, che ha edito il volume – è innanzitutto un riconoscimento al coraggio e alla serietà di un gruppo di giornalisti, che senza remore né censure hanno operato uno straordinario lavoro di ricostruzione storica e politica di un pezzo di potere in Campania. Ma è anche la prova provata che intimidazioni e minacce non fermano il percorso della verità e della giustizia”.
“Il provvedimento del giudice Fabio Magistro – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli – è una grande vittoria per la libertà di espressione e di informazione nel nostro Paese. A questo punto è necessario che il Parlamento intervenga al più presto contro le querele temerarie che sono una insopportabile forma di intimidazione nei confronti dei giornalisti”.