Lady in the city “Omsa, la viltà del made in Italy”

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Lady in the city "Omsa, la viltà del made in Italy"

Lady in the city

Rubrica di Eliana Iuorio

Trecentocinquanta lavoratrici a casa.
La comunicazione fax dell’azienda giunge come un fulmine a ciel sereno, diretto a quelle donne che già da due anni stentano a sopravvivere con i 750 euro mensili della cassa integrazione straordinaria.
Ennesima umiliazione. Ennesima delusione.
Ma la Omsa di Faenza non è in crisi.
E’ solo il grande gioco del profitto, che vuol vincere a tutti i costi e con ogni mezzo. Anche “barando”.

Samuela Meci è una leader.
Decisa e più che mai determinata, in quella che è una battaglia comune, che parla di Diritti e Dignità.
L’incontro nel pomeriggio del 3 gennaio di questo nuovo anno. Al telefono.
Riconosco una leonessa. Di quelle che non puoi prendere in giro facilmente.

Un kg di pane costa circa 3 euro al kg; un po’ meno, circa 2 euro, un litro di latte.
Cosa racconterete, ai vostri figli, dal 14 marzo prossimo?

Bella domanda! Se le cose non dovessero cambiare, sarà dura. Molto più dura di oggi, che sopravviviamo con la cassa integrazione straordinaria. Un tempo eravamo la “Romagna ricca” e solo perché potevamo permetterci di vivere, grazie al nostro lavoro. Niente spese folli, s’intenda (che il nostro, era pur sempre uno stipendio di circa 1050,00 euro), ma avevamo la possibilità di far trascorrere ai nostri figli un periodo di vacanze, in estate. Sai cos’è strano? Il nostro stupirci, davanti a chi tempo fa trovavamo a rovistare nella spazzatura; oggi è sempre più frequente. Senza prospettive, senza un futuro, a volte penso che il rischio per noi tutti è proprio quello di ritrovarci a cercare tra le immondizie.  Questa attuale è una situazione terribile di povertà, che qui in Romagna hanno conosciuto i nostri genitori, soltanto durante la guerra.

Per tenere l’azienda in piedi, avete lavorato 4 ore a testa per 15 giorni al mese, in questi ultimi due anni.
Senza mai mollare: unite, le une alle altre.
E poi, quel “tradimento” in una lettera, dopo mesi in cui vi avevano parlato di trattativa con un gruppo fantasma per la riconversione del sito.
Quanto vale, la lealtà, Samuela?

Trenta persone che a rotazione lavorano ancora per 4 ore al giorno. Quel che ci fa andare avanti è l’amore, per il nostro lavoro. Siamo una famiglia, siamo legate a quel che facciamo.
L’azienda ha risposto ai nostri sacrifici raccontandoci storie su storie, per tenerci buone. Addirittura, c’è stato un momento in cui hanno fatto credere che il capannone di Faenza volesse acquistarlo l’Ikea ed hanno depositato perfino un documento falso, sottoscritto con firme false, al Ministero, per la trattativa.
Di che parliamo? La lealtà per queste persone vale poco o nulla. L’unica priorità sono sempre stati i propri interessi.

Hai scritto al Ministro Passera. Cosa gli hai chiesto?

Dopo aver ricevuto il fax che ci annunciava il licenziamento e la chiusura dello stabilimento (considera che allo stato hanno smantellato già la maggior parte dei macchinari), il 27 dicembre, da dipendente e da rappresentante sindacale per la Filcem Cgil, non ci ho pensato su due volte.
Premetto che non lo avrei fatto, qualora fosse stato in carica il ministro precedente, che non ne avevo alcuna fiducia; mi sono seduta al pc e gli ho scritto una mail, di getto, raccontandogli la storia dell’Omsa e di come al Ministero sono stati siglati due accordi per la riconversione dell’azienda e la ricollocazione di tutti i lavoratori. Accordi completamente ignorati dall’azienda.

Il consumo critico ha doppia valenza: sollecitare l’opinione pubblica e la coscienza civile e far pressione economica sulle scelte di profitto dell’azienda. Hai parlato di responsabilità sociale della Golden Lady.

Sì. E’ giusto che la gente sappia, cosa sta accadendo e come questa “lotta” sia una “battaglia civile”, che riguarda tutti. L’azienda ha preso in giro tutti noi, con un comportamento becero ed arrogante, che si prende gioco della stessa legge. Sarebbe un pericoloso precedente!
Ho ascoltato con attenzione il dibattito relativo alla questione dell’articolo 18 e mi chiedo ora sorridendo: “quella tutela era prevista anche per il nostro stabilimento. Ma che senso ha, mantenere una tutela ipocrita come questa, se la politica delle realtà aziendali, oggigiorno, è tesa a licenziare tutti e delocalizzare le produzioni, per il mero profitto? Siamo al paradosso”

La responsabilità sociale di cui parlo grava su tutti gli interlocutori, in questo momento. Abbiamo ricevuto il sostegno dell’Assessore alle Attività Produttive della nostra regione, Gian Carlo Muzzarelli, ma occorre un segnale forte dal Governo. Chi garantisce i lavoratori, per far rispettare gli accordi presi tra aziende e sindacati? Se il Governo non conta nulla, mi pare inutile arrivare a questi tavoli ministeriali, ha l’aria di un bluff.
La cassa integrazione straordinaria, non è un atto di responsabilità sociale dell’azienda; quest’ultima l’abbiamo pagata noi, coi soldi trattenuti sulla busta paga dall’INPS, senza costi per l’azienda!Noi non accetteremo mai, questa chiusura. Se il gruppo Golden Lady è arrivato ad avere questi numeri e questi livelli (perché voglio ricordare che non è affatto in crisi), è solo grazie al lavoro qualificato di tante persone che ci hanno messo l’anima, in quello che hanno fatto e continuano a portare avanti!

Una strategìa, quella aziendale, tutta tesa al profitto

Certo! Si è scelto di delocalizzare la produzione in Serbia. Pensa che i dipendenti, qui, sono passati da 1500 a 1900: ci vedi “crisi”, in questo gioco?
Pensa che c’è un patto ben preciso di formazione, tra Italia e Serbia; 30 lavoratori serbi – guarda un po’ – verranno a migliorare la propria professionalità in Italia.
La Golden Lady indossa così la camicia pulita, facendo formazione e lasciando al contempo, famiglie alla fame. Ed alla “guerra tra poveri”.

La Campagna di boicottaggio non poteva non passare attraverso lo strumento di comunicazione per eccellenza, dei nostri tempi: facebook.
L’evento “Mai più Omsa”, creato ieri da un ragazzo siciliano, Massimo Malerba (lontano da qualsiasi discorso di imprenditoria), ha raggiunto a sole 24 ore dalla diffusione circa 20.000 partecipanti.
I cittadini “sentono” la vostra protesta e reagiscono!

Mi verrebbe da dire: “finalmente!”
Pensa che la nostra campagna di boicottaggio è nata circa un anno fa; abbiamo fatto volantinaggio un po’ davanti a tutti i punti Golden Point della nostra Regione, ma senza ottenere un così forte riscontro.
Forse, la notizia del licenziamento e la conseguente attenzione che alcune testate ci hanno rivolto, è servita da volano, funzionando come un tam-tam. Un grandissimo segnale. A dimostrazione che la gente non è affatto stupida.

Alcuni, vi accusano di recare un danno a chi il lavoro ce l’ha ancora, dietro il marchio Golden Lady

Se queste persone si fermassero a riflettere, capirebbero che il problema non è rappresentato da una campagna di boicottaggio dei prodotti, ma da scelte aziendali precise e spietate, che seguono una linea ben chiara. Provino a dare uno sguardo alle pubblicità del gruppo: vedranno, che alla fine, apparirà Philippe Matignon, Hue, SiSi, Golden Lady… ma… della Omsa nessun riferimento.
La nostra voce fa paura, ai vertici.

Come chiuderesti, questa chiacchierata, Samuela?

Se vai sul sito della Golden Lady, vedrai che c’è un vero e proprio “trailer” di una storia. Protagonista, una ragazza che si smaglia una calza.
Ti viene chiesto di scegliere il finale perfetto.
Quando si ha il coraggio di lasciare a casa 350 persone, che tra i 40 e 50 anni avranno ben poco lavoro, da trovare in giro…  penso che il finale perfetto parla di vita, di diritti, di dignità e di un lavoro nuovo, serio e soprattutto garantito.

Si ringrazia per il video FILCTEM CGIL.

Il canale di FILCTEMCGIL