Forse non si starà esagerando? Qualsiasi cosa l’associamo alla Camorra qui a Napoli? Una domanda che in tanti si chiedono, noi come l’utente Facebook Luca Delgado, amico di Jorit AGOch, un giovanissimo artista napoletano già autore di diversi capolavori in giro per il mondo, da Brooklyn a Roma, e oggi impegnato alla realizzazione di un San Gennaro a piazzetta Forcella. Un disegno che ritrae un San Gennaro con un volto di un napoletano qualunque, come racconta lo stesso Jorit AGOch, poiché essendo il santo del popolo, lui ha voluto che il volto del suo santo doveva essere di uno del popolo.
Peccato però che c’è stato qualcuno che in quel volto c’ha visto quello di Nunzio Giuliano, oppure c’ha voluto vedere il volto di uno dei fratelli della storica famiglia malavitosa del quartiere Forcella, dissociato e ucciso nel 2005, così da poter intitolare il suo pezzo “San Gennaro somiglia a Nunzio Giuliano”. Ma come scrive l’utente Facebook Luca Delgado, perché “un giornalista napoletano si prenda la briga di andare a scovare una somiglianza sicuramente casuale e neanche così evidente con un ex boss della camorra? Possibile che anche per una cosa così bella si debba andare a cercare in maniera così evidentemente faziosa, il pretesto per riproporre ancora una volta, per l’ennesima volta, il binomio: Napoli-Camorra?”.
Possibile dunque che per raccontare Napoli, c’è sempre il bisogno di utilizzare il termine “Camorra”, non riusciamo nemmeno a raccontare le bellezze della nostra città, come il San Gennaro realizzato dall’artista Jorit AGOch, per quella che è, un’opera d’arte straordinaria, possibile che per farla conoscere ai napoletani, agli italiani, al mondo, c’è il bisogno di paragonare il volto di San Gennaro al volto di un camorrista? Se non c’è altra soluzione, allora signori, assomigliamo tutti a Nunzio Giuliano.