L’Inferno di Dante al Museo del Sottosuolo di Napoli

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L’Inferno di Dante al Museo del Sottosuolo di Napoli
Foto Luigi Malfettone

Museo del Sottosuolo, Napoli, 26 settembre 2015. L’Inferno di Dante scende nel grembo della città partenopea. Dalle Grotte di Pertosa e Castelcivita a una delle tante cavità scoperte a Napoli, questa volta 25 metri sotto piazza Cavour, a pochi passi dalla metropolitana e dal Museo Archeologico Nazionale.

Dopo anni cambia così la location di uno spettacolo storico e, a mio avviso, grazie a uno dei 900 cunicoli che appartengono al “ventre” di Napoli, questa rappresentazione nasce una seconda volta.

Gli spettatori si smarriscono metro dopo metro durante la discesa negli inferi e, nonostante una voce accolga chiunque decida di intraprendere questo viaggio, colpisce il silenzio con cui si raggiunge la prima delle tre sale in cui iniziano gli incontri ultraterreni.

Il segreto di questo spettacolo è nella potenza evanescente dell’interazione tra pubblico e attoriogni anima dannata è tangibile quanto sfumata. Non esiste spazio e tempo: ci si ritrova però in un altrove che riesce ad acuire i cinque sensi. Si respira il sapore dei secoli, si ascoltano le voci rimaste imprigionate in questi sotterranei, si gustano le terzine dantesche sempre più attuali, si aguzza la vista per cercare di definire contorni, si brancola nel buio allungando le mani.

Ogni singolo peccato si cuce addosso agli spettatori: fortunatamente l’atmosfera si alleggerisce non solo con la venuta di Virgilio in soccorso a Dante ma soprattutto quando ci si ritrova in compagnia di Paolo Malatesta e Francesca da Polenta

La passione dei due innamorati si trasforma in terzine dantesche cantate da una suadente voce d’usignolo. 

Il racconto prosegue e in scena troviamo altri “lussuriosi”: una coppia gay, una etero e una lesbica. Esistono categorie quando si parla d’amore? La passione travolge, ma solo chi amiamo può cambiarci la vita. Per la legge del contrappasso viene da chiedersi se per un solo attimo di folle amore non valga poi la pena di stravolgere e mettere a repentaglio la nostra intera esistenza.

Dante e Virgilio proseguono nella selva oscura e il pubblico li segue arrivando così nella seconda sala in cui si svolge lo spettacolo: ad attenderli Cerbero prima e Pluto dopo. Il cammino del Poeta rischia di essere ancora ostacolato, ma il suo viaggio è stato scritto da Dio.

Durante il percorso in molti desiderano conoscere e parlare con Dante: da qui il confronto con Farinata degli UbertiCavalcante CavalcantiPier delle Vigne e Federico II di Svevia.

Uno degli incontri più toccanti di pubblico e protagonisti non avviene solo con gli ultimi personaggi, ma anche con la terza sala in cui si svolge lo spettacolo, sala detta “della guerra”.

Penetrano infatti sottopelle le scritte sulle mura di tufo che ricordano i dolori delle guerre, la dittatura, la paura che ancora rimbomba in questi tunnel che ne han nascoste di vite: siamo davvero all’Inferno. 

Le storie poi di Ulisse e del Conte Ugolino conducono lentamente al Male Assoluto. Il pubblico si aspetta di vedere Lucifero, e, proprio come Dante, con quest’ultimo incontro “non muore né resta vivo”.

I morti conoscono solo il passato e il futuro, con Lucifero si torna al presente, a ciò che molto spesso cerchiamo di allontanare dalla nostra vita. Il diavolo non ha sembianze di alcun tipo, in questo caso specifico è la completa assenza di umanità. Cosa è cambiato da quegli anni in cui nella sala della guerra i nostri antenati cercavano di sopravvivere all’Inferno che c’era solo 25 metri più su?

La potenza di questo spettacolo sta nei dubbi che insinua nei cuori minuto dopo minuto. I video, la musica, le scenografie, le maschere e ogni piccolo dettaglio fanno il resto.

Il viaggio dura poco più di un’ora, eppure sembra essere trascorso molto più tempo.  La risalita è faticosa: difficile trovare la forza per uscir a riveder le stelle.

Gli sguardi di grandi e piccini, gradino dopo gradino, sono persi nel vuoto e si interrogano cercando risposte.

Con questa rappresentazione ci si ritrova soli in una ‘selva oscura’ ricca di domande, il resto è impossibile da tramutare in parole.

Perdersi questo spettacolo equivale a privarsi di un viaggio che è un vero e proprio percorso rigenerativo per le nostre anime.

Non lasciatevi sfuggire quest’opportunità, fate come Dante: armatevi di fiducia e coraggio.

 

di Maria Rosaria Piscitelli

Foto Luigi Malfettone