“A casa io e te”: disagio sociale e speranza nel nuovo romanzo di Alfredo Carosella

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"A casa io e te": disagio sociale e speranza nel nuovo romanzo di Alfredo Carosella

23 novembre 1980, una data memorabile per milioni di persone, una data tragicamente passata alla storia per un naturale e nefasto evento: il terremoto dell’Irpinia. Inizia proprio così il nuovo libro di Alfredo Carosella, “A casa io e te” edito da La Bottega delle Parole. Poter raccontare la magia di questo libro è come poter aprire una grande “valigia dei ricordi”, belli e brutti, che scorrono via come tanti flashback attraverso i vetri di una finestra, proprio quella dove si ritrova, a distanza di tanti anni, Mario, il protagonista del romanzo. Un libro perfetto per me e per tutti coloro che desiderano ampliare le conoscenze di tematiche rilevanti quali il disagio sociale nelle periferie ( e in questo caso in quella di Napoli ), la solitudine, la solidarietà, il valore dell’amicizia e la speranza, la chiave per affrontare ogni cambiamento che la vita ci pone davanti. Ho imparato tanto leggendo ogni singola pagina del romanzo, mi sono emozionato vivendo con Mario le varie vicissitudini che la vita gli ha riservato, e mentre lo leggevo, tutto d’un fiato, ho pensato di essere una sorta di Bastian de “La storia infinita”, che riesce ad “entrare” con la fantasia nel libro stesso che sta leggendo vivendo le stesse avventure dell’eroe Atreiu.

Mario Russo aveva solo dieci anni quando il 23 novembre del 1980 il terremoto gli ha devastato la casa dove viveva con la mamma casalinga e il padre operaio. Ripensa a quella notte e ad altre passate “in bianco”, proprio come quella che sta vivendo adesso, davanti alla finestra del suo piccolo alloggio popolare nella periferia est di Napoli. Dall’oscurità totale, alle prime pallide luci e fino all’alba, ricorda la sua adolescenza divisa tra la famiglia d’origine e quella dello zio paterno, che per un periodo lo ha accolto come un figlio. Due famiglie divise e molto diverse tra loro, anche dal punto di vista economico, che per anni hanno nascosto un segreto inconfessabile. Ricorda il contrasto tra la vita agiata degli zii di Posillipo e la miseria del “campo bipiani” dove andò con i genitori e altri sfollati a causa del terremoto; l’infatuazione per la bellissima zia Angela, giornalista e appassionata di libri; i primi amori, gli amici, il mondo che cambiava veloce come la sua vita. Il trasferimento nel lugubre caseggiato del “Chiodo”, il matrimonio con Liliana e la nascita di Giovanni, affetto da sindrome dello spettro autistico. Le liti, le offese, l’abbandono ma anche l’incontro con due “angeli metropolitani”: Luigi, che gli ha insegnato come vivere in un quartiere difficile e Bianca, la vicina di casa, spogliarellista, rimasta sola dopo l’arresto del marito affiliato al clan del quartiere. Una vita contraddistinta da continui cambiamenti, sogni e delusioni, senza mai perdere la speranza in un mondo migliore, passata in rassegna dalla notte all’alba, quando tutto si fa più chiaro.

Con occhio clinico da vero reporter, Alfredo Carosella è riuscito a descrivere minuziosamente, non trascurando alcun dettaglio, la città di Napoli nelle sue differenze tra zone blasonate posillipine e quelle popolari, povere, della zona est del capoluogo campano. Una scrittura fluida ed al contempo riflessiva, con un messaggio ben chiaro che traspare già dall’inizio: la speranza, anche quando sembra tutto buio, non deve mai essere abbandonata, una perfetta filosofia di vita che da sempre fa parte del tessuto del popolo partenopeo. Il protagonista della storia, Mario, impersonifica il classico brav’uomo, una persona priva di pregiudizi, una persona che si fa in quattro per la sua famiglia e per il prossimo, capace di restare limpido, di sognare, conservare l’ingenuità della scoperta e la forza della speranza. Il contesto in cui è cresciuto non è riuscito a sporcargli l’anima seppur ha tentato in tutti i modi di portarlo nel baratro. Tutto ciò non passa di certo inosservato, un aspetto che fa e deve far riflettere tanto perchè in effetti la vita è un vero karma, quello che doni altrettanto ricevi: ed in effetti di bene ne riceve, e tanto, da familiari ma anche da persone inizialmente sconosciute ma che poi si rivelano molto più che amici. Nulla da dire, se non che mi sono ritrovato di fronte ad un autore che ama scrivere e lo sa fare davvero molto bene. Con “A casa io e te” è riuscito a trascrivere su carta delle vere emozioni e delle realtà del mondo moderno che attanagliano la società tutta, ma con una visione del tutto diversa da tante che vengono fatte vedere. Classe ‘65, Alfredo Carosella ha pubblicato diversi romanzi e racconti e partecipato a vari concorsi letterari ricevendo vari riconoscimenti  tra cui proprio l’ultimo nel 2023 come primo classificato al Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Talenti Vesuviani 2023” (Sezione Narrativa Legalità), per il romanzo “A casa io e te”.

Conoscerlo è stato davvero piacevole, posso dire che Alfredo è una persona gentile e disponibile, un po’ come Mario, il protagonista del romanzo. Ecco l’intervista che ha rilasciato per i lettori di RoadTv Italia:

Alfredo Carosella, l’architetto con la penna: raccontaci di te e della tua passione per la scrittura!

Iniziamo dall’architettura: ha sempre un ruolo importante nelle mie storie perché credo che il modo di costruire ci rappresenti: “siamo quello che mangiamo” ma anche quello che costruiamo e, se guardiamo le nostre periferie, il panorama è abbastanza sconfortante. L’esordio nel campo della scrittura c’è stato nel 2011, quando ho sentito la forte esigenza di raccontare la storia dell’adozione internazionale del mio secondo figlio. Con mia moglie ci siamo resi conto di non conoscere affatto il mondo delle adozioni, pur avendone degli esempi tra amici e parenti. Siamo rimasti sorpresi dalle lungaggini burocratiche e dagli ostacoli che abbiamo dovuto superare avendo già una figlia e ho voluto raccontare cosa ci è successo scrivendo “Sono nato quando mi hai preso in braccio”. In seguito, ci sono stati i romanzi: “Appuntamento in un non luogo” (a proposito di città contemporanea); “La finestra sulla riva del mondo”, ambientato in un villaggio per vacanze; “Sulla schiena del cielo” che è il seguito del primo romanzo e, infine, “A casa io e te” ambientato tra Posillipo e Napoli Est. Completano il quadro tanti racconti brevi e un libro di narrativa territoriale. La passione per la scrittura l’ho sempre avuta: quando è stato pubblicato il mio primo libro, una ragazza che frequentavo quando avevo diciassette anni mi ha mandato la foto di una lettera nella quale le scrissi “da grande farò lo scrittore”. L’avevo dimenticato.

Tutto inizia con il tristemente famoso terremoto dell’Irpinia dell’80 …

Chi ha vissuto quell’evento traumatico non può dimenticarlo: ricorda esattamente dove si trovava in quel momento, con chi fosse, cosa ha fatto nell’immediato. È successo anche con l’attentato del 11 settembre. Ci sono, però, anche delle piccole cose alle quali non diamo peso e che invece sono in grado di cambiarci la vita senza che ce ne accorgiamo. È ciò che intendevo dire con la frase che è stata scelta per la quarta di copertina: “Certe volte, la mano che ci fa deviare può avere la delicatezza di una carezza ed è tutto meno scontato”.

Mario si trova sempre in bilico tra due famiglie, quella naturale e quella degli zii: come mai questa scelta?

È successo qualcosa di grave tra le due famiglie, si capisce sin dalle prime righe del libro. Qualcosa che ha provocato rancore, divisione, silenzio, sensi di colpa in grado di cambiare la vita. Perché? È così difficile perdonare? Sento genitori perdonare i carnefici dei propri figli e vedo fratelli togliersi il saluto per questioni di poco conto. Cosa c’è nel cuore dell’uomo? Me lo chiedo continuamente.

Napoli raccontata in modo diverso, non solo attraverso le belle immagini posillipine della città bene, ma nella sua parte più cruda, difficile, la Napoli vissuta nelle periferie, dove degrado e abbandono spopolano: la tua è un’idea di denuncia?

Sì. Ci sono aree delle nostre città che sono state abbandonate dalle istituzioni. Non mi riferisco solo a Napoli, possiamo pensare a Roma, Milano, Palermo e tante altre grandi città. Luoghi dove la lotta al degrado e al malaffare è lasciata all’iniziativa di associazioni di quartiere, insegnanti e presidi, parroci, singoli cittadini volenterosi, persone perbene che non hanno nessuna voglia di arrendersi. Poi, all’improvviso, può anche arrivare una buona notizia: con i fondi europei del PNRR riqualificheranno il “famoso” Corviale di Roma; a Napoli, addirittura, demoliranno alcuni dei fabbricati presso i quali ho ambientato il romanzo: gli alloggi “provvisori” costruiti dopo il terremoto del 1980. Non potevo immaginarlo quando ho scritto la storia. Appena ho appreso la notizia ho pensato a Mario, Giovanni, Luigi, Bianca, e ho sorriso.

E poi c’è la descrizione dell’abusivismo, dell’amianto, della malavita che tenta in ogni modo di condannare le persone ad una vita da loro schiavi …

Ho conosciuto il male. Anni fa lavoravo per piccole opere pubbliche e grandi opere private: ho subito minacce di morte, mi hanno fatto esplodere una bomba in cantiere, con un gruppo di famiglie mi hanno occupato uno stabile che doveva essere ristrutturato. Ho scoperto dai giornali che, per il mio lavoro, avevo avuto a che fare con un agente dei servizi segreti che forse era nel sushi bar dove hanno ucciso Litvinenko e con un imprenditore casalese che è finito al 41 bis. C’è chi pensa che la criminalità organizzata abbia degli aspetti positivi perché dà da vivere a tante famiglie senza lavoro ma è solo un’illusione, null’altro che un tozzo di pane gettato ai cani, che aspettano ubbidienti, sotto a un tavolo imbandito a festa. La criminalità genera degrado, ci avvelena, ci uccide, ci toglie la speranza e la libertà.

La rassegnazione, ecco il sentimento predominante nelle persone perbene che vivono in contesti di povertà e degrado: quale potrebbe essere una soluzione per far capire loro che si può sempre migliorare?

Le nostre città stanno cambiando. È un processo lento e c’è ancora tantissimo da fare ma certi luoghi non sono più come 30 anni fa. La gente sta capendo che si può vivere con il turismo e che il racket si può denunciare: proprio oggi sono passato davanti a un grande cantiere che espone lo striscione antiracket. Bisogna fare rete e salvaguardare il bene comune: se una cosa è di tutti significa che è anche mia e, per tale motivo, dobbiamo prendercene cura.

Sindrome dello spettro autistico, una triste realtà che colpisce tantissimi bambini, e di cui fai riferimento nel tuo libro: quali sono le difficoltà da gestire per le famiglie?

Ho parlato con una persona che affronta questo genere di problema. Il suo cruccio più grande è: “Cosa accadrà a mio figlio quando non ci sarò più?”. Non siamo ancora attrezzati per far fronte a un’emergenza che è in costante crescita.

Nel disagio sociale del contesto dove vivrà, Mario riuscirà a riscoprire anche dei veri valori delle persone di cui si circonda, che spuntano come fiori nel deserto …

Esistono persone capaci di aiutare gli altri gratuitamente. “Essere umani” è la scritta che campeggia sotto a uno dei due grandi murales che si vedono nell’immagine di copertina del mio libro. Fare esperienza di quanto possa essere grande l’animo umano è una delle cose più belle che possano accadere nella vita.

I personaggi di “A casa io e te” sono solo frutto della tua fantasia o hanno dei riferimenti a persone reali?

No, sono frutto della mia fantasia. Con Mario Russo condivido la passione per la musica (c’è una colonna sonora in tutti i miei libri) e, naturalmente, la passione per la lettura.

Che messaggio hai voluto lasciare con questo tuo romanzo?

Che dobbiamo essere capaci di guardare con attenzione chi ci sta intorno. Da qualche parte potrebbe esserci qualcuno che ha bisogno di noi. Uno di quegli amici o vicini di casa che alla domanda “Come va?” rispondono sorridenti “Tutto bene” e, invece, non va bene per niente.

Quando scrivi cerchi di esprimere la tua personalità, di far “sentire la tua voce” oppure dai ai lettori quello che vogliono?

No, non faccio calcoli quando scrivo. Passo dei mesi interi a pensare alla storia che voglio scrivere e al tema che desidero trattare. C’è sempre un tema portante nelle mie storie: l’amore vero, la gioia autentica, le difficoltà della paternità. Per “A casa io e te” è la speranza.

Progetti editoriali futuri?

C’è un racconto breve, inedito, col quale sto partecipando a un concorso letterario. C’è anche una nuova storia che desidero raccontare ma, come al solito, mi occorrerà un bel po’ di tempo per trasformarla in un romanzo.

 

Ringraziando l’autore per la sua disponibilità, ricordo che è possibile acquistare “A casa io e te” nelle migliori librerie o cliccando su queso link https://www.amazon.it/casa-io-te-Alfredo-Carosella/dp/8894393143

Ad maiora, Alfredo!