Il 23 Maggio, ha avuto luogo il dialogo sul secondo romanzo del giovane autore Giacomo Casaula: “Siamo tutti figli unici”.
Giacomo Casaula ha pubblicato il suo nuovo libro “Siamo tutti figli unici”, edito da Guida Editori, e lo ha presentato alla Libreria La Feltrinelli in un dialogo, moderato dalla giornalista Anna Copertino, con la scrittrice e giornalista Titti Marrone e l’organizzatrice di Conversazioni letterarie a Napoli Bianca Miraglia del Giudice, accompagnate dalla coinvolgente lettura di estratti del libro da parte di Annamaria Ackermann.
“Siamo tutti figli unici”, rivela l’autore, è una storia che è scaturita dal titolo, e che si concentra sul tema della solitudine, comune a tutte le generazioni.
Questo è, infatti, un romanzo con tre parole cardini, come sottolinea Titti Marrone: paura, fragilità e solitudine. La storia mostra come questi sentimenti vengano vissuti e affrontati differentemente in età diverse.
I giovani, figli della precarietà, in particolare vivono una sensazione di costante paura, frutto dell’incertezza del futuro, alla costante ricerca di stabilità. Stabilità che nel romanzo verrà trovata, dopo viaggi travagliati, percorsi di riscoperta personali, attraverso la famiglia, nonostante il risentimento generazionale di base dettato dal caso per cui le generazioni più grandi, i così detti baby boomers, hanno vissuto il periodo più lungo di pace e benessere degli ultimi decenni.
Altro elemento cardine è il viaggio, metaforico e materiale, che è necessario per il cambiamento e per l’evoluzione dei singoli personaggi. L’allontanamento è fondamentale, ad esempio, come indica Bianca Miraglia del Giudice, nel personaggio di Luca che si scontra con la necessità vitale di una separazione, che porterà però, ad anni di distanza, a una ricerca di risposte indagando sul proprio passato e infine alla nostalgia, con il conseguente ritorno alle proprie radici.
“Siamo tutti figli unici” è il secondo romanzo di Giacomo Casaula e dimostra un’evoluzione dal primo libro, non solo dal punto di vista temporale, il primo scritto a 18 anni e il secondo a 30, ma anche nella stesura e nell’analisi delle tematiche e dei personaggi. Questo libro, evidenzia Anna Copertino, nonostante sia stato scritto nel periodo del lockdown, momento ricco di rabbia e sofferenza, non lascia trasparire queste emozioni che hanno contraddistinto quella fase storica, ma trasmette invece un segnale di speranza.