Ad Acerra, nel Napoletano, i giovani ospiti di una comunità per minori hanno realizzato un cortometraggio per dire “no” alla violenza ed al razzismo.
Un cortometraggio per dire “no” alla violenza ed al razzismo realizzato dai giovani ospiti di una comunità per minori di Acerra (Napoli). “E se fossi diverso”, il titolo del video nel quale alcuni ragazzi raccontano le difficoltà di un senzatetto, dalla discriminazione all’accoglienza. Il cortometraggio è stato presentato agli amministratori comunali guidati dal sindaco Tito d’Errico, nel corso di un incontro con gli studenti dell’Istituto Munari e del liceo polispecialistico ‘de Liguori.
“Ai ragazzi – ha spiegato il sindaco – insieme all’assessore Francesca La Montagna, abbiamo illustrato l’impegno dell’amministrazione comunale e dei servizi sociali dell’ente per aiutare coloro i quali arrivano nel nostro paese con la speranza di un futuro migliore. Fondamentale, in questo senso, il lavoro degli operatori di comunità come ‘Strade Nuove’, ‘La Casa di Myriam’ e ‘Big Family’, che portano avanti programmi e progetti finalizzati all’integrazione dei ragazzi. Ci siamo emozionati durante la proiezione del cortometraggio ‘Viaggio è speranza’, realizzato dagli stessi giovani ospiti de ‘La Casa di Myriam’, in cui abbiamo avuto la testimonianza diretta di chi rischia la vita affidandosi – disperato – a mercanti senza scrupoli per il sogno di sbarcare in Europa. Oggi più che mai, quindi, Acerra dice no al razzismo, alla violenza e ad ogni forma di discriminazione”.
Attori del cortometraggio, infatti, alcuni ragazzi provenienti da altri Paesi, i quali hanno sottolineato di voler studiare per divenire attori. Tra i ragazzi presenti alla manifestazione, anche un giovane egiziano, il quale ha raccontato che da ospite della comunità, è poi divenuto operatore della stessa dopo aver conseguito il diploma. “Era uno dei ragazzi più problematici – ha spiegato uno degli operatori – ci ha dato filo da torcere perchè era irrequieto, ed ora è uno di noi. Ha frequentato anche una palestra, che lo ha aiutato a sfogare positivamente la rabbia che manifestava con i suoi coetanei”.