AD10S, la scrittrice Antonella Del Giudice: “A proposito degli spropositi”

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Napoli, a luglio la festa per i 30 anni del primo scudetto
Amplio il mio intervento posto su alcune pagine di amici di FB a proposito di Maradona, perchè non si possono liquidare i dubbi oltre Napoli col semplicistico e superbo isolazionismo del non/sei/napoletano/quindi/non/puoi/capire. 
Provo a spiegarmi: non sono tifosa ma sono napoletana, anche se  Napoli l’ho conosciuta adulta e ne conosco “li occhi putti” che Pier Delle Vigne confida a Dante, dunque rifuggo dalla retorica, consolatoria, e in fondo minimale, de “la città più bella del mondo”. 
Quando a Maradona concessero il San Carlo, 300 euro a posto, mi arrabbiai molto perché non era il suo posto, e un cretino che scrive frasi in libertá e si definisce poeta mi attaccò, mi segnalò da vile persino in un un blog di tifosi e lo seppi dopo molti mesi, me lo riferì un amico, perché ignoravo esistesse codesto blog di 10 utenti haters, e a tutt’oggi non ricordo quale sia:parva res. Ma la morte di Maradona mi intenerisce. Spero di essere compresa: Maradona non è una persona, Maradona é  una idea, un sentimento, un sogno. Ed è giusto, a mio avviso, che la città che più lo ha mitizzato, e più lo ha corrotto, lo pianga.
Lo stadio cittadino, luogo giusto, sia consacrato al dio onirico in cui si é riconosciuta la fede di un’ urbe acefala e atemporale,   fede che non é posta nella squadra di calcio, quanto in quello che significa: la lotta impari col potere che la piega, la depreda da cento e più anni e che, almeno una volta, due volte, ha prevalso. E il merito fu di uno scagnozzo, nato povero, difettoso fisicamente e psicologicamente,ma di cuore fanciullo, tant’è che i suoi amici e sé stesso furono i suoi peggiori nemici.
In una intervista dice che se non fosse stato cocainomane sarebbe stato un grande giocatore, lo dice in lacrime, e questo gli rende onore tanto quanto il migliore dei suoi goal, perché é questa sua umiltà a renderlo epico e esemplare.
La mano de Dios gli dette un dono ma la verità é che sono i demoni che fanno i coperchi delle buone pentole.
Maradona fu quel calabrone sgraziato che per le leggi aerodinamiche non potrebbe volare ma ignorando gli algoritmi vola, eccome vola. 
E Napoli ha volato con lui e oggi, riconoscente, gli tributa onori funebri regali. La morte trasfigura. É questa pietas plebea che mi emoziona. Maradona é meglio ‘e Pelé proprio perché imperfetto e grandioso. Lasciatecelo celebrare paganamente, secondo la nostra natura che fa di Iside la Madonna e trasforma mago Virgilio in  San Gennaro. Siamo la città che applaude Masaniello, lo uccide e lo innalza agli altari. Napoli esalta, mata e santifica. I Soloni qui da noi non hanno udienza.
di Antonella del Giudice