di Giuliana Gugliotti
Si è spento questa mattina a Roma, nella casa di cura Villa Mafalda, lo scrittore, giornalista e regista Alberto Bevilacqua. Cantò le gesta di eroi borghesi, divisi tra l’impegno intellettuale e l’amore antico per la propria terra, in un’Italia che cambia e si riempie di contraddizioni, diventando sempre più moderna, sempre più vasta e spersonalizzante.
Nato a Parma il 27 giugno 1934, la sua carriera inizia grazie all’amicizia con Leonardo Sciascia, suo mentore, che gli fa pubblicare la prima raccolta di racconti “La polvere sull’erba” (1955). Il successo arriva con il personaggio – primo di una lunga serie di ritratti femminili – di Irene Corsini ne “La Califfa” (1964), il celebre romanzo diventato poi un film, interpretato da Ugo Tognazzi e Romy Schneider e diretto dallo stesso autore, che gli assicura una fama internazionale.
Vincitore di due premi Bancarella, nel 1972 con “Un viaggio misterioso” e nel 1991 con “I sensi incantati”, di un premio Campiello, nel 1966 con “Questa specie d’amore” e di un premio Strega, con l'”Occhio del Gatto” (1968), Bevilacqua è uno degli intellettuali più importanti e attivi degli anni ’60, capace di fotografare la realtà italiana cogliendone le innumerevoli contraddizioni grazie alla vena lirica e visionaria della sua scrittura.
Romanzo tra i più importanti del decennio è “Questa specie d’amore” (1966, premio Campiello), nel quale il dissidio tra il richiamo della propria terra, la provincia parmigiana e l’impegno della vita nella capitale, scuote la coscienza inquieta dell’intellettuale protagonista; tema onnipresente nella narrativa di Bevilacqua, assieme alla vicenda della passione amorosa e alle atmosfere liriche, visionarie e fantastiche, rese corporee da uno stile denso e non alieno da un seppur cauto sperimentalismo linguistico.
Era stato ricoverato a gennaio scorso, a causa di uno scompenso cardiaco manifestatosi circa un anno fa. Dalla casa di cura emergono notizie che descrivono una degenza a fasi alterne, caratterizzata da miglioramenti e peggioramenti. La camera ardente sarà allestita in giornata; non è ancora certo se verrà aperta al pubblico.
Intanto, la Procura ha autorizzato l’autopsia sul corpo dello scrittore, probabilmente a causa dell’esposto che la compagna Michel presentò alla procura di Roma, denunciando la casa di cura che a suo dire, non avrebbe permesso il trasferimento del degente in una struttura pubblica.