Colpo alla camorra inferto dagli inquirenti che all’alba di questa mattina hanno operato un blitz che ha portato all’arresto di 14 persone.
All’alba è scattata nel Napoletano una vasta operazione anti camorra della Polizia di Stato coordinata dalla Dda di Napoli. La Squadra Mobile e gli uomini del commissariato di Castellammare di Stabia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli nei confronti di numerose persone. Le indagini, coordinate dalla Dda, riguardano una serie di delitti contro il patrimonio (estorsioni), la persona (violenza privata) e l’ordine pubblico (violazioni in materia di armi ed esplosivi), aggravati dal metodo e/o dalla finalità mafiosa, negli anni 2013-2016 ai danni di imprenditori, esercenti commerciali e professionisti a Castellamare di Stabia, Pompei, Gragnano, Pimonte ed Agerola.
Dalle indagini è emersa la perdurante operatività di diverse storiche organizzazioni camorristiche, tra loro sostanzialmente alleate, ciascuna delle quali ha continuato ad imporre costantemente il pizzo nei territori di rispettiva competenza.
Gli accertamenti hanno fatto emergere innanzitutto la figura di Greco Adolfo, noto ed influente imprenditore stabiese nei settori della commercializzazione e distribuzione del latte, immobiliare, ricreativo-turistico, da anni “contiguo” e al contempo vittima delle principali organizzazioni camorristiche operanti nel territorio di Castellamare di Stabia e zone limitrofe: già raggiunto negli anni ‘80 da un provvedimento di cattura in quanto affiliato alla N.C.O. di Raffaele Cutolo, poi condannato per favoreggiamento reale per l’intestazione fittizia del Castello Mediceo di Ottaviano, infine riabilitato.
Lo scenario investigativo ha disvelato con assoluta chiarezza le vessazioni subite nel corso degli anni dal predetto imprenditore, ma anche (e soprattutto) il rapporto amicale e di collaborazione criminale con gli esponenti apicali di diversi sodalizi camorristici locali (quali ad es., Martone Teresa, D’Alessandro Pasquale e Vincenzo, rispettivamente moglie e figli del defunto D’Alessandro Michele, fondatore dell’omonimo clan; Carolei Paolo, “luogotenente” di Pasquale, per conto dei quali il Greco ha costretto il titolare di una catena di supermercati ad assumere un nipote dei Carolei; Cesarano Ferdinando, storico fondatore dell’omonimo clan; i vertici del clan Afeltra, per conto dei quali ha indotto un altro noto imprenditore del settore lattiero-caseario a corrispondere ingenti somme di danaro) i quali, consapevoli dell’enorme influenza sul territorio del predetto indagato, si sono avvalsi sovente della sua preziosa opera di mediazione per concludere delle estorsioni nei confronti di imprenditori della zona (particolarmente recalcitranti) nel modo meno cruento possibile, onde scongiurare il pericolo di denunce e di conseguenti pressioni investigative, senz’altro nocive per i loro affari.
L’amico degli amici
In altre parole il Greco (autodefinitosi “amico degli amici”) si relaziona da anni con la criminalità organizzata locale in modo funzionale ai propri interessi, elargendole periodicamente somme di denaro onde esercitare in assoluta tranquillità la propria attività imprenditoriale ed, avvalersi, al contempo di un prezioso referente (al quale garantisce tra l’altro il viatico per radicarsi nella società civile) per risolvere eventuali problematiche legate alla “strada”.
Il “rispetto” e la “stima” di cui il Greco gode in seno ai predetti consessi camorristici rivelano che il suddetto imprenditore ha rapporti solo ed esclusivamente con i vertici delle suddette consorterie (ovvero con i loro familiari o fiduciari) i quali, peraltro, lungi dal “convocarlo” (come solitamente accade alle vittime di estorsione), gli prestano il dovuto “riguardo” recandosi personalmente presso la sua azienda, la “C.I.L. S.r.l.” di Castellammare di Stabia, previo appuntamento telefonico.
Le indagini hanno altresì cristallizzato i legami del Greco con l’organizzazione di stampo mafioso dei Cesarano. In particolare, Greco Adolfo è riuscito a contrattare l’entità della somma da elargire facendo ricorso a espliciti riferimenti sulla sua vicinanza al clan e ad “accordi” con i precedenti vertici dello stesso, in particolare interagendo prima con Esposito Nicola, detto “o’ mostro”, e poi con Di Martino Luigi, detto “o profeta” e i loro affiliati, quali Cesarano Giovanni, Falanga Aniello e Di Somma Attilio.