Le conseguenze del disordine mondiale

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Afghanistan, le conseguenze del disordine mondiale

L’editoriale di Vincenzo Vacca

Le catastrofiche conseguenze determinate dal ritiro degli americani e degli alleati europei dall’Afghanistan è un’altra prova evidente di un caos geopolitico mondiale generato dalla mancanza di strategie efficaci da parte dell’ Occidente per affermare i diritti e promuovere democrazia.

L’ Europa deve concretamente prendere atto che gli Stati Uniti, sia a guida repubblicana che democratica, hanno dismesso il loro protagonismo nelle aree calde del pianeta in aderenza a quanto richiesto dalla maggioranza degli elettori americani che non vogliono vedere morire dei propri soldati in zone lontane dalla loro nazione.

Qualcuno lo ha definito un ceto medio riluttante ad interventi militari fuori dai propri confini per motivi che non appaiono direttamente collegati ai problemi interni.
Lo dimostra il fatto che, nonostante le immagini disastrose che vengono dall’ Afghanistan e le critiche severe nei confronti di Biden per come è stato gestito il ritiro delle truppe, il grosso dell’ opinione pubblica è d’ accordo con la decisione della ritirata.

Siamo da diversi anni in una fase di transizione da un sistema mondiale retto da una logica bipolare ad un nuovo assetto che drammaticamente fatica a diventare un nuovo sistema di regolazione geopolitica, pur avendo multipli protagonisti.
Ma le azioni messe in campo nelle situazioni di crisi mondiale non rispondono ad alcuna regola che disciplini la deterrenza e la concorrenza delle forze coinvolte.

La crisi di leadership statunitense, in termini non solo di forza, diventa una questione cruciale per tutto l’ Occidente, cioè della comunità politica e culturale che dal secondo dopoguerra si è sottoposta alla leadership americana al fine di difendere i confini dei propri Paesi, nonché i propri ideali. Una scelta fatta per difendere la civiltà occidentale che ha un suo percorso di libertà e di diritti.

Ecco perché la crisi americana è, di fatto, una crisi occidentale nella misura in cui vede la propria guida incerta, sempre più sospinta in un orizzonte domestico.
Tutto ciò fa emergere con nettezza un’ altra grave debolezza occidentale ovvero quella dell’ Europa che troppo frequentemente e, quindi, anche nella vicenda afgana si muove in ordine sparso.
L’ Europa, rispetto al caos mondiale, non ha ancora un peso politico, un ruolo negoziale, una visione strategica convincente e coinvolgente.

Certo è così da sempre, ma la questione afgana ingigantisce vistosamente la debolezza europea che è priva di una vera consistenza politica e istituzionale, in quanto non ha un esercito che la difenda, una comune politica estera che venga spesa nelle crisi del pianeta.
La U.E. non ha avuto nessun peso nel conflitto, ma rimane impigliata nelle sue conseguenze a causa del fatto che singoli Stati si sono impegnati nello scenario afgano.

Assistiamo in questi giorni, allo scopo di ridurre i danni dell’ islamismo fondamentalista che ha riconquistato il potere a Kabul, ad iniziative isolate di qualche leader nazionale con scarse o nulle possibilità di fare pesare l’ Europa in quanto tale.
Se si pensa che il ritorno dei talebani fa rientrare in gioco i diritti fondamentali di libertà, di uguaglianza, di parità tra i generi (la tragedia delle donne interpella il mondo), l’ inconsistenza europea diventa ancora più grave.
Infatti, l’ essenza politica ed etica dell’ Unione Europa è fatta proprio da quei valori che vengono tacitati criminalmente dai talebani.

Gli europei non sono in grado di bilanciare il vuoto lasciato dagli americani, pur in presenza di una messa a nudo della democrazia che dagli autocrati viene definita come una gabbia occidentale di regole e di diritti inutili, sostenendo una “democrazia illiberale” che semplificherebbe tutto.
Teorie e prassi antidemocratiche che sono presenti anche all’ interno dell’U.E., basti pensare ai restringimenti in materia di diritti operati dalla Polonia e dall’ Ungheria.

Però, nulla è irreversibile. Siamo ancora in tempo di tradurre il deposito europeo di storia, di cultura, di costruzione giuridica e istituzionale in ruolo, peso e azione.

In questa direzione tanto possono fare le opinioni pubbliche europee in considerazione del fatto che si rischia di creare un nuovo ordine mondiale basato esclusivamente della forza degli imperi. Imperi che faranno completamente a meno delle tradizioni giuridiche avanzate dell’ Occidente.

Concludo, sostenendo che un primo passo è quello di istituire, a livello di difesa europea, un comando centrale che abbia forze sufficienti a disposizione e strutture operative coordinate.

Schierare una forza di questa consistenza, farebbe la differenza nella difesa dell’ aeroporto di Kabul.