Poche settimane dopo il rientro delle truppe internazionali a guida Usa che hanno visto anche il ruolo attivo dell’Italia, torna il caos in Afghanistan come se il tempo avesse cancellato vent’anni di lotta al regime talebano nonostante il profuso sforzo militare iniziato all’indomani della caduta delle torri gemelle a New York, l’11 settembre 2001.
Il rientro delle truppe straniere avvenuto meno di un mese fa, ha lasciato un vuoto di potere, nonostante i talebani si fossero resi disponibili ad un accordo con il traballante governo del presidente Ashraf Ghani in carica dal 2014. I talebani, al contrario, hanno guadagnato terreno rapidamente con la partenza delle truppe straniere, con l’appoggio talvolta della popolazione locale e festeggiati con manifestazioni popolari anche a Peshawar, nel vicino Pakistan, a ridosso del confine fra i due Paesi.
Nella stessa Peshawar molte persone si sono radunate nella zona universitaria della città, molte con le bandiere bianche dei talebani e con slogan e canti e grida di ‘Allahu Akhbar’. La manifestazione non era programmata, ma si è svolta spontaneamente dopo la celebrazione di un funerale.
In altre aree del paese come a Kandahar, ex bastione talebano oltre 22 mila famiglie afghane hanno abbandonato le loro case per sfuggire ai combattimenti hanno affermato oggi fonti ufficiali. Dall’inizio di maggio, la violenza è aumentata in diverse province, inclusa Kandahar, dopo che gli insorti hanno lanciato una vasta offensiva pochi giorni dopo che le forze straniere guidate dagli Stati Uniti hanno iniziato il loro ritiro definitivo, conquistando decine di distretti e valichi di frontiera. La conferma arriva da Dost Mohammad Daryab, capo del dipartimento provinciale per i rifugiati che aggiunge che: “Si sono trasferiti tutti dai quartieri instabili della città verso aree più sicure”. I combattimenti sono continuati alla periferia della città di Kandahar, che con 650.000 abitanti è la seconda città più grande dell’Afghanistan dopo Kabul dove invece si segnalano dei razzi indirizzati al palazzo presidenziale.
Le autorità afgane hanno pertanto imposto un coprifuoco notturno in 31 delle 34 province del Paese per frenare l’ondata di violenza scatenata dall’ampia offensiva talebana degli ultimi mesi, ad esclusione di Kabul, Panjshir e Nangarhar, ha riferito il ministero in una nota.
A temere per la loro vita sono ora maggiormente tutti gli afghani che hanno collaborato con le rappresentanze straniere e così le loro famiglie da cui è stata lanciata richiesta di aiuto giunta anche all’Italia.
Sullo sfondo i militari russi si sono riversati al confine tra Afghanistan e Tagikistan per tutelare i propri interessi e dagli Emirati Arabi stormi di caccia militari statunitensi hanno ripreso a bombardare l’Afghanistan.
di Luigi Casaretta