AFMV-Addio Fottuti Musi Verdi: la recensione del film dei The Jackal

0
616
addio fottuti musi verdi recensione

The Jackal non si possono considerare come dei semplici youtubers, termine sicuramente riduttivo. Possiamo definire i The Jackal, invece, un vero e proprio fenomeno web, cominciato su Youtube ma continuato anche altrove. Si tratta di un gruppo ben amalgamato di creativi con grande talento, diventati intrattenitori professionisti che si occupano anche di pubblicità per la tv, collaborazioni commerciali e quant’altro. Sempre un passo avanti agli altri grazie alle loro idee originali, la comicità brillante e versatile e un talento fuori dagli schemi.

Ecco perché i The Jackal non devono essere vittima dei pregiudizi che coinvolgono buona parte delle star del web che si affacciano al grande schermo. Che non siano parte della massa si nota proprio dal loro esordio cinematografico AFMV – Addio fottuti musi verdi, diretto da Francesco Capaldo, aka Francesco Ebbasta, prodotto dagli stessi The Jackal insieme a 01 Distribution e Cattleya, nei cinema dal 9 novembre.

La volontà di portare al cinema un film che non sia solo un prodotto dei The Jackal si evince in maniera prepotente dal distacco deciso da quello che finora è stato fatto sul web. La crew napoletana è riuscita ad adottare un linguaggio adeguato al cinema senza tradire le caratteristiche che hanno fatto amare i The Jackal dal grande pubblico.

Addio fottuti musi verdi: la trama

La storia raccontata nel film prende il via da una situazione che purtroppo familiare a molti giovani: Ciro Priello (nei panni di se stesso) è un grafico super competente ma ha grande difficoltà a trovare un lavoro nella sua città. Nella stessa situazione ci sono anche la sua ragazza Matilda (interpretata da Beatrice Arnera), che ha deciso di andare all’estero a trovare fortuna, e il suo miglior amico Fabio (Fabio Balsamo) che, invece, si accontenta di lavorare nell’impresa del padre, fotografo per matrimoni. Quest’ultimo è anche un nerd sognatore che spera di vincere il biglietto per andare all’anteprima del terzo capitolo della sua saga cinematografica preferita, Addio fottuti musi verdi, che vede protagonista il suo eroe di sempre, il Tenente Ruzzo Simone, badass per eccellenza. Ciro si lascia convincere da Fabio a partecipare al concorso per vincere il biglietto ed è così che il suo curriculum finisce per sbaglio nello spazio, l’unico posto rimasto, forse, per cercare lavoro.

Cosa dobbiamo aspettarci da Addio Fottuti Musi Verdi?

Un film di fantascienza ma anche una commedia brillante che fa satira su un tema scottante come quello della situazione difficoltosa di molti trentenni che, anche se validi, faticano a trovare un posto di lavoro e che, per assurdo, potrebbero trovarlo solo molto molto lontano, addirittura su un altro pianeta.

L’opera prima di Francesco Ebbasta, comunque, ha il grande vanto di essere ambiziosa, nonostante non sia perfetta. Addio fottuti musi verdi, infatti, è qualcosa che in Italia non si vede spesso ed esprime la volontà di far capire al pubblico e ai produttori che anche qui è possibile realizzare film di genere diversi dagli altri, che le cose nel cinema nostrano possono cambiare.

La regia, il montaggio e la messa in scena hanno grossi debiti verso il cinema di fantascienza anni ’80 e’90, da Alien e Independence Day, e verso registi come Edgar Wright. Tecnicamente Addio fottuti musi verdi è un film davvero validissimo: gli effetti visivi e speciali vantano un livello altissimo, molto vicino allo standard americano. Il soggetto è assolutamente originale e coraggioso e si ride tanto e in maniera sincera, grazie alla recitazione spontanea degli attori.

Allo stesso tempo, però, c’è una confusione generale che compromette le intenzioni del film: ci si trova davanti ad una commedia fantascientifica che non ci viene presentata fin da subito per la sua componente grottesca, come si rivela essere più in là nella narrazione. L’effetto è quello di trovare alcune gag troppo surreali e nonsense che confondono lo spettatore e rendono la performance di Priello un po’ troppo sopra le righe, condannando la sua performance nell’overacting. La recitazione esasperata di quest’ultimo, infatti, a lungo andare stanca.

Lodevoli le intenzioni, dunque, e una sensazione generale di freschezza e originalità, ma nel film qualche cosa non funziona pienamente e così quello che poteva essere un ottimo esordio è “semplicemente” un buon esordio.

Una cosa è certa: le risate non mancheranno che vi piacciano o meno i The Jackal!

Rita Guitto