Al Mann torna il mosaico che ispirò il memoriale di Lennon a New York

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Al Mann torna il mosaico che ispirò il memoriale di Lennon a New York

Il celebre mosaico Imagine in memoria di John Lennon, una delle icone di New York, è dono della città di Napoli ed è ispirato ad un reperto del Mann.

Sessant’anni fa, il 5 ottobre, con l’uscita del primo singolo “Love me do” firmato Lennon/McCartney nasceva la leggenda dei Beatles: questa data simbolica è stata scelta dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli per celebrare il ritorno in collezione del mosaico con testa di Medusa che decorava la casa del Citarista a Pompei.

“Quanti tra i visitatori di Central Park sanno che il celebre mosaico Imagine in memoria di John Lennon (assassinato l’8 dicembre 1980, ndr), una delle icone di NY, è dono della città di Napoli ed è ispirato ad un reperto del MANN?” nota il direttore Paolo Giulierini che con lo studioso Michelangelo Iossa (ore 10, sezione mosaici) racconterà il rapporto tra la città e Yoko Ono all’apertura del festival L’Altro Giappone.

Fu l’artista compagna di Lennon a rendersi promotrice del memoriale nell’area “Strawberry Fields” donata dall’amministrazione newyorkese nel 1981. E che accolse, tra varie proposte artistiche, il regalo proposto da Napoli e realizzato dallo studio romano Cassio. “Il mosaico fu al centro di un intenso carteggio tra Yoko Ono e Giuseppe Castaldo, allora a capo dell’Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo di Napoli” ricorda Iossa che in libri e reportage ha ricostruito la vicenda.
L’opera, inaugurata il 9 ottobre 1985 (data di nascita di Lennon), riprende il modello iconografico antico: dal manufatto del MANN (circa due metri per due di superficie) è rievocato il grande tondo a squame bipartite bianche e nere con effetto illusionistico. La testa centrale di Gorgone è sostituita con la scritta simbolica di “Imagine”. L’artista giapponese inviò il suo grazie inciso su scatola d’argento “Alla Città di Napoli e alla sua gente. Con Amore, Yoko Ono Lennon, 1985”. Una storia che oggi entra nell’allestimento dell’opera originale. “Non solo perché racconta molto del legame tra Napoli e New York e la forza del messaggio di Lennon. Ma anche del senso di un museo che vuole connettere antico e presente attraverso emozioni e ponti tra le culture”, commenta Giulierini.