“Un incubo”. Così lo definisce e così appare essere la vicenda in cui è stato catapultato il commercialista-tributarista Alessandro Fucci, presidente dell’associazione AsLIm Italy (Associazione Liberi Imprenditori Italiani), con sede legale a Limatola (Benevento). E’ lui stesso a raccontarla ai taccuini di RoadTv Italia. Anche perché nessuno più di lui potrebbe descrivere qualcosa di assolutamente surreale, ma che, di contro, potrebbe diventare realtà per ognuno di noi.
Il tutto accade “a causa di firme false su contratti inesistenti che mi hanno causato, nel 2019, il pignoramento dei miei nove conti correnti bancari, limitando di fatto le mie attività imprenditoriali, ed ora, nonostante una perizia del Ctu riconosca le mie ragioni, gli istituti bancari continuano a mantenere bloccati dal 2019 i miei conti in attesa di una sentenza che tarda ad arrivare e che finora è stata caratterizzata dai continui rinvii, anche di dodici mesi”.
“La vicenda – dice Fucci – inizia il 1 luglio 2014 quando un contratto di locazione viene sottoscritto in modo indebito, apponendo una firma falsa a mio nome. A seguito di due atti esecutivi mi vengono indebitamente pignorati anche alcuni dei miei conti correnti. Immediatamente sporgo formale denuncia – querela, e il 24 giugno del 2020 viene depositata consulenza tecnico grafologica che attestava che ben 4 firme su 5 apposte a margine del contratto, erano false”.
“Le richieste dei miei legali di sospensione o revoca della procedura esecutiva, per i gravi motivi emersi dalla perizia grafologica, continuano ad essere inascoltate, a causa della lentezza della giustizia e della burocrazia italiana, in quanto il magistrato continua a ‘riservarsi’. E, intanto, io oggi non posso muovermi con i conti correnti, non posso farmi una vita privata, non posso prendere una casa in affitto. Non posso fare nulla. Sono stato la prima vittima di questo sistema, ma il problema è di tutti quanti noi. I cittadini non sono tutelati. Ho una persona a me cara che ha bisogno di me e sono solo io a dover lavorare. Non vivo più”.
Fucci, ha anche inviato, a dicembre, una lettera aperta al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere un suo immediato intervento, in cui conferma di “aver subito un forte stress” e di aver “faticato a convivere con questo procedimento”, essendo lui stesso “un uomo rispettato, che con gli istituti bancari ha un rapporto più che positivo”, che negli anni gli ha consentito di costruire “la mia professione sull’affidabilità”. Nella lettera, l’imprenditore si definisce “vessato dalla giustizia lumaca, dai tribunali sempre più lenti e dai giudici che anelano il potere senza però guadagnarselo”.
Domani, mercoledì 11 gennaio, “dopo una serie di rinvii eccessivi” è prevista l’udienza con trattazione scritta che potrebbe cominciare ad accendere una luce in fondo al tunnel in cui è finito Fucci.
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