Può una storia prenderti l’animo, rapirti così tanto da farti commuovere? La risposta è sì, senza ombra di dubbio. Ne ero convinto, ma ne ho avuto la matematica certezza dopo aver letto il nuovo libro di Margherita Cucco, “Anita, una storia romantica” edito da Robin Edizioni.
Amore e guerra, amore e nazismo, amore e sterminio, termini inconciliabili tra loro per definizione, ma che risuonano prepotentemente in questo diario di nonna Esther Bodmeier, un’anziana ebrea che risiede in Italia dalla fine della seconda guerra mondiale. Diario che scrive appositamente per farne dono post mortem ad Anita, una sua “nipote adottiva” nonché sua vicina di casa, un’eredità che la ragazza conserverà come un oggetto prezioso, come perla di saggezza e di amore di una nonna, un dono molto più prezioso dello stesso appartamento che Esther le lascia per testamento. Il diario narra una storia e il suo senso, una storia che ha riguardato l’intera umanità e che è doveroso dover ricordare e narrare sempre, per non dimenticare, e per fare in modo che non si ripeta mai più, seppur in un momento storico attuale, ancora intriso di sangue e guerre, può sembrare mera utopia. Una giovanissima ragazzina, ovattata in una cupola d’amore di una famiglia ebrea benestante, sognatrice come qualsiasi sua coetanea, si trova improvvisamente coinvolta in una delle stragi più devastanti della storia, quella del nazismo, costretta a fuggire dal suo nido, perdendo lungo la strada anche i suoi genitori, i suoi unici punti di riferimento, deportati in un campo di concentramento. Ciò che però di più mi ha colpito è la forza della protagonista, una ragazza con i cosiddetti attributi! Riesce a salvarsi dallo sterminio nazista, facendosi benvolere da un pastore protestante che la condurrà poi da colui che all’apparenza sembra un uomo di ghiaccio, Freiherr von Tanner, ma che ha dentro tanto amore da donare, un amore che sarà destinato ad essere platonico ma eterno. Ho metaforicamente accostato questo libro ad una vera macchina del tempo: grazie alle sue pagine ho fatto un balzo all’indietro nel tempo, fino agli anni ‘40, in piena guerra mondiale, in Germania. Ho vissuto con Anita le mille peripezie a cui la vita l’ha sottoposta, ho pianto con lei, ho avuto paura come lei … Ecco la magia che la nostra autrice Margherita ha saputo donarci: ha dato modo ai suoi lettori di poter capire ciò che è stato attraverso le pagine di un libro, facendoci quasi toccare con mano le numerose sofferenze a cui è stata sottoposta quella generazione. Una storia appassionante, scritta in modo del tutto scorrevole, senza mai trascendere nella banalità: scrivere di guerra, di nazismo, si sterminio ebreo, potrebbe sembrare anacronistico al giorno d’oggi, magari una classica “minestra riscaldata”, invece posso categoricamente smentire chi potrebbe pensarla così, direi che può invece essere identificato come un messaggio di fiducia nella vita e nell’umanità, nonostante tutto. E non solo, dalla lettura di questo testo si evince un vero insegnamento di vita: mai fermarsi alle apparenze, mai giudicare una persona dall’apparenza, Anita avrebbe potuto farlo vedendo magari la prima volta Freiherr von Tanner, quest’uomo che sembra rigido ma che in realtà, conoscendolo meglio, è un uomo da un cuore d’oro.
Ho avuto modo di poter conoscere Margherita Cocco, scrittrice per passione ed insegnante ormai da svariati anni, e dalla chiacchierata fatta ne ho tratto questa breve intervista che riporto per i lettori di RoadTv Italia:
Margherita, insegnante con la vocazione per la scrittura. Come nasce l’idea di pubblicare le Sue creazioni?
L’idea è nata decisamente tardi: ho sempre amato, fin da piccola,leggere e ascoltare storie e inventarne a mia volta; per anni mi sono raccontata complicate vicende inventate da me o ispirate da film, libri, avvenimenti vari, ma, per quanto possa sembrare strano, mai avevo pensato di scrivere queste narrazioni, tanto meno di pubblicarle. Il mio lavoro e i problemi familiari mi hanno assorbita completamente, finché, a 57 anni e all’avvicinarsi della pensione, una storia si è impadronita di me e mi ha letteralmente costretta a scrivere. Quasi con incredulità, ho scoperto che un editore era disposto a pubblicarla… e da allora non ho più smesso di scrivere, arrivando a pubblicare il mio decimo libro.
“Anita, una storia romantica”, un libro della memoria, un testo che ci permette di viaggiare in tempi non troppo remoti per capire gli orrori del nazismo … Come nasce l’idea di trattare proprio quest’argomento?
Ho sempre nutrito un grandissimo interesse per la seconda guerra mondiale e le sue tragiche vicende, ho letto molti libri sull’argomento, ho visto film e ho riflettuto profondamente, anche con sofferenza, perché io amo appassionatamente la cultura tedesca in tutte le sue manifestazioni, ed è difficile comprendere come un popolo così altamente civilizzato abbia potuto macchiarsi di simili orrori. L’argomento, quindi, mi era familiare fin dall’adolescenza, ma una forte spinta a scrivere l’ho ricevuta dalla guerra in Ucraina, che, con tutte le debite differenze, ha reso le mie riflessioni dolorosamente attuali.
Qual’è l’approccio giusto per parlare della Shoah e degli orrori del nazismo alle nuove generazioni?
Sono persuasa, anche in base alla mia lunga esperienza di insegnante, che di certi argomenti non si debba parlare ai ragazzi in tono predicatorio e astratto: chi è molto giovane tende a considerare gli eventi passati, anche relativamente recenti, come lontanissimi da sé, estranei e quindi indifferenti. Il racconto di un’esperienza realmente vissuta, o anche un romanzo che crei l’illusione della realtà, è secondo me molto più efficace, soprattutto se presenta le vicende non di personaggi “storici”, ma di gente comune, in particolare ragazzi simili ai lettori, che si trovano a vivere in quelle drammatiche circostanze. Questo permette un’identificazione del lettore con il personaggio, e gli permette di vivere quelle esperienze condividendole da un punto di vista emotivo, per arrivare così alla riflessione e alla conoscenza. Come diceva Giambattista Vico, bisogna prima “avvertire con animo perturbato e commosso”, per poi “riflettere con mente pura”.
Anita, una ragazzina di appena 14 anni vive il fiore della sua adolescenza nell’orrore ma con coraggio … il personaggio da Lei narrato è frutto di fantasia o una persona realmente esistita?
Per il personaggio di Anita non mi sono ispirata a una persona realmente esistita… o piuttosto sì, mi sono ispirata a me stessa: mi sono messa al suo posto, chiedendomi come avrei reagito io, che cosa avrei provato e avrei fatto in quelle situazioni. In tutti i miei personaggi c’è inevitabilmente qualcosa di me; in Anita c’è decisamente di più: lei è una ragazzina molto precoce sul piano intellettuale, mentre per altri aspetti è immatura e quasi infantile. Soffre terribilmente per le sue sciagure, ma nonostante tutto continua ad amare la vita, il mondo, i libri, ad essere curiosa e capace di entusiasmo; forse per questo riesce inconsapevolmente a trasmettere il suo slancio vitale a chi le sta vicino.
… E poi c’è lui, Freiherr von Tanner, un nobiluomo 40enne che ospita Anita e condivide con lei la passione per la lettura … Che messaggio ha voluto lasciare questo personaggio ai lettori?
Strano a dirsi, anche in questo personaggio maschile c’è qualcosa di me: c’è soprattutto, all’ennesima potenza, quel tormento di cui ho parlato prima, la sofferenza di un uomo di cultura tedesco, educato nelle tradizioni aristocratiche e militari della sua famiglia, uno che ama la sua patria, ma prova orrore per ciò che essa è diventata e si vede costretto ad augurarsene la sconfitta, anzi, ad agire per affrettarla. Questo personaggio insegna a non generalizzare, a non condannare un intero popolo senza fare distinzioni fra i suoi componenti; insegna anche a non fermarsi alle apparenze, perché quell’uomo a prima vista gelido e insensibile è in realtà esattamente il contrario. Prima di emettere giudizi bisogna sforzarsi di conoscersi, e questa è una mia profonda convinzione, che vale per il passato e il presente.
Anita e Freiherr: Omnia vincit amor?
Il romanzo è anche, in modo non troppo ortodosso, una storia d’amore; in senso più ampio, è la storia dell’incontro di due esseri umani, entrambi duramente provati dalla sorte, che hanno trovato nei libri e nella cultura un rifugio e un conforto. All’inizio sono distanti, entrambi sulla difensiva, ma a poco a poco, grazie a questa passione che li accomuna, riescono ad avvicinarsi, arrivando alla confidenza, all’amicizia, e infine, contro ogni logica, all’amore.
Margherita, a quale pubblico si rivolge principalmente nei suoi libri?
Non mi rivolgo volutamente a un pubblico preciso, però mi rendo conto che, essendo stata un’insegnante fino al midollo, istintivamente scrivo in modo tale che i miei testi possano essere apprezzati dai giovani. Fra l’altro, per la maggior parte i protagonisti dei miei romanzi sono ragazzi giovani o giovanissimi, che affrontano difficili percorsi di crescita. Ciò non significa che io scriva libri “per ragazzi”: ho constatato con soddisfazione che le mie opere possono piacere a lettori giovani, adulti e anche molto anziani (ultranovantenni!). Direi che scrivo per chi ha voglia di leggere una storia e di conoscere dei personaggi: tutto qui.
Quali sono i suoi progetti per il futuro da scrittrice?
Durante l’estate appena trascorsa ho scritto un altro romanzo, che uscirà nel 2024; anche questa vicenda si svolge durante la seconda guerra mondiale, ma questa volta in Italia, nelle terre del Cuneese da cui trae origine la mia famiglia. Anche qui i protagonisti sono molto giovani, e ho cercato di immedesimarmi in ciò che potevano provare degli adolescenti nel 1943; è un racconto che mi ha profondamente coinvolta, e anche qui ho lasciato un po’ di me…
Grazie Margherita, grazie per averci donato un momento di riflessione, grazie per averci fatto capire che ricordare è un nostro obbligo morale, per far sì che certi orrori vengano, prima o poi, cancellati dall’umanità, per sempre.
Il romanzo “Anita, una storia romantica” di Margherita Cucco è pubblicato da Robin Edizioni, per la sezione Robin&Sons.
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