2 febbraio 2013 Stazione Marittima
Sembrava di essere ad una lezione di diritto costituzionale. Non solo per gli articoli citati ma per il vigore e l’intensità mostrati. Antonio Ingroia a più riprese si autodefinisce “partigiano della Costituzione”.
Il leader di Rivoluzione Civile parte dalla carta costituzionale, bussola del nostro andare, assediata, violata, vilipesa volutamente. Troppo dimenticato e inapplicato risulta essere l’art. 1, punto di partenza decisamente disatteso. “L’Italia è una repubblica né democratica, né fondata sul lavoro”.
Sfida sempre attuale quella del lavoro, particolarmente sentita a Napoli e nel Sud, dove i tassi di disoccupazione, giovanile e non, sono drammaticamente i più alti d’Europa. Inoltre notevoli gli ostacoli di ordine economico e sociale non rimossi, che limitano e minano il pieno sviluppo della persona umana (comma 2 art. 3).
Il magistrato palermitano, dichiarandosi erede di Berlinguer, ha sottolineato che l’Italia versa in una fase di emergenza democratica. Inevitabile quindi le condizioni per una rivoluzione dei Cives .
“La questione morale è nodale, è la vera questione democratica”. Il suo un accorato invito a ri-affezionarsi alla politica. Non mancano le citazioni. “La vera politica è l’onestà” (Cervantes), come unica ricetta da seguire per il bene del Paese. Più che fantasia, occorre “l’onestà al potere”.
Animato da passione civile, Ingroia evidenzia la necessità di ritirare i militari italiani dall’Afghanistan, nel rispetto dell’art. 11. Secco il no agli F35. Il candidato a palazzo Chigi tratteggia una comunità incentrata sull’utilità, la funzione e i fini sociali, rimarcando gli art. 41 e 42.
Tra le proposte avanzate l’istituzione di un Alto Commissariato sui patrimoni della mafia e dei corrotti, e un’acerrima lotta all’evasione fiscale. Non mancano le stoccate a Monti, considerato “un impiegato di banche e tecnocrate al servizio dei poteri forti”. Il diritto allo studio appare calpestato e la scuola pubblica ampiamente mortificata.
“I nostri candidati sono la nostra patente di credibilità. Abbiamo il dovere di farcela. È questo il treno della storia per cambiare l’Italia”: la conclusione di un applaudito intervento.
A fare gli onori di casa il sindaco De Magistris, che invita gli oltre 700 convenuti al voto utile per Rivoluzione civile, per un Mezzogiorno erroneamente ritenuto freno per lo sviluppo.
L’ex assessore D’Angelo, candidato capolista al Senato, propone un fisco più equo e un welfare più sostenibile.
Sandro Ruotolo ha invece indicato tra le priorità la battaglia per l’informazione, l’introduzione del reddito di cittadinanza e la tutela della salute per tutti e non per pochi.
“Il coraggio di cambiare, ripartendo dal lavoro e da Pomigliano”: l’appello di Antonio Di Luca.
Diego Scarpitti
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