Il boss pentito, testimone della Terra dei Fuochi, Carmine Schiavone è morto lo scorso 22 febbraio 2015. Antonio Marfella, oncologo tossicologo, ci parla in una nota su Facebook del suo ultimo incontro con lui.
Antonio Marfella: “Il mio incontro con Carmine Schiavone“
L’oncologo Antonio Marfella ha pubblicato sul suo profilo Facebook ufficiale, un’ interessantissima nota dal nome “Il silenzio dello Stato obbliga al silenzio i cittadini! Noi combattiamo per la trasparenza“. Ecco cosa ha scritto:
L’ultima immagine che ho di Carmine Schiavone è il suo pianto disperato (mi venne in mente proprio quello dei traditori di Gesù) mentre stringeva forte tra le mani il povero Crocifisso in legno che padre Maurizio Patriciello gli aveva donato, in silenzio, non riuscendo a proferire una sola parola nel salutarlo. Avevo accompagnato padre Maurizio a quell’incontro che era stato sollecitato dal camorrista pentito: mi aveva supplicato di non lasciarlo solo. Avevo tanta paura ma anche una curiosità fortissima di sentire quel criminale pentito, il primo che aveva cominciato a fare luce sulla tragedia dello smaltimento sistematico e di livello industriale dei rifiuti tossici nella mia regione, magari anche per fare qualche domanda tecnica che mi aiutasse a comprendere meglio non solo quello che era accaduto ma soprattutto quello che ancora accade nella mia terra.
Furono varie ore di sproloquio pressocché ininterrotto, nello stile ormai immortalato dalle interviste televisive, in cui ascoltammo atterriti descrizioni di azioni criminali e di omicidi con la stessa apparente nonchalance che abbiamo noi nel descrivere una partita di calcio. Mi ricordai della terrificante banalità del male assoluto, quella che mi aveva colpito seguendo in tv il processo al clan “Marfella” di Pianura che per errore aveva massacrato due poveri quanto innocenti ragazzi la cui unica colpa fu di perdere tempo ad ascoltare delle musicassette sotto le finestre del clan camorristico rivale. Ma alcune considerazioni preziose in grado di guidarci nelle scelte e un messaggio diretto per me ci furono quel giorno. Innanzitutto che criminali cosi ignoranti ma potenti e ricchi “tombavano profondo” proprio per essere certi di non avere problemi con i prodotti agroalimentari da coltivare in superficie. Mi fece così ricordare un episodio già sentito raccontare ad una conferenza dal Magistrato Cristina Ribera quando descriveva una intercettazione telefonica fatta nel corso di una indagine in cui un ecomafioso particolarmente ignorante comunicava alla moglie non solo che entro 15 giorni avrebbe dormito su un letto tutto d’oro ma soprattutto che quella sera avrebbe mangiato una ottima insalatina di pomodori coltivati proprio sul terreno dove stavano sversando in profondità. Il Magistrato Ribera dichiarò che impiegarono diversi mesi per cercare di comprendere il significato di quelle dichiarazioni cosi apparentemente tanto contradditorie da sembrare in codice. Avere oggi certezza che la quasi totalità dei nostri prodotti agroalimentari coltivati su terreno di copertura di discarica non a norma di rifiuti tossici tombati in profondità non siano inquinati, ci fa certo piacere ma conferma anche la bontà della consulenza, profumatamente pagata, fatta ai casalesi, e alza di gran lunga l’asticella della valenza criminale di queste azioni e dei rapporti che questi criminali avevano non solo con la politica, ma anche con le professioni, i famosi quanto occulti “colletti bianchi”.
L’altra considerazione fu l’avvertimento “diretto” che mi fece, e che potevo comprendere solo io. “Dottore, noi non siamo scontenti di quello che state facendo per fare chiarezza sul danno sanitario provocato da questo disastro, anzi vi ringraziamo perché ci state aiutando a capire le fesserie che abbiamo fatto. Se fossimo stati scontenti, lei non ci sarebbe più da molti anni su questa terra. Ma una cosa gliela voglio dire: se le capita un incidente stradale come al Generale Gennaro Niglio, le sia chiaro che non siamo stati noi”. Il riferimento al Generale Niglio era un preciso messaggio per me, che solo io, tra i presenti, potevo comprendere. Io ero diventato maestro ed amico di Padre Maurizio dal 2008, ma negli anni dal 2001 al 2003 avevo avuto l’onore di conoscere e di collaborare con il generale Gennaro Niglio, all’epoca generale dei NAS presso il Ministero della Salute, in quanto parente del mio direttore sanitario dell’epoca. Non era casuale quel riferimento al Generale Niglio, morto in un misteriosissimo incidente stradale in Sicilia nel 2004, fatto specificamente a me. Significava che di me sapeva molto più di tutto, che ero stato setacciato nel dettaglio alla ricerca di possibili e sempre utili argomenti di intimidazione o ricatto e me lo faceva intendere: ma come poteva , un pentito criminale, avere tante e cosi dettagliate informazioni anche su di me e dopo il suo pentimento? Ci sono misteri che devono rimanere tali e spesso è meglio che restino tali per sempre. Ma questo non significa che ci dobbiamo fermare, tutt’altro. Significa che abbiamo intrapreso la strada giusta, costringendo tutti, criminali e Stato, a cominciare a fare chiarezza in terra dei Fuochi e di Gomorra. Significa che nella mia terra come in tutta Italia non ci servono eroi che sacrifichino la propria vita per combattere un mostro infinitamente grande e potente, ma che quel mostro si abbatte semplicemente con la trasparenza nello Stato spezzando il muro di omertà e di silenzio tra i cittadini che questo silenzio dello Stato induce. Dobbiamo chiedere ed ottenere i dati dallo Stato e la loro trasparente diffusione e quindi presa di coscienza da parte di tutti i cittadini della semplice verità di quello che accade.
All’epoca di Carmine Schiavone i rifiuti industriali da smaltire illegalmente erano circa un terzo di quelli che circolano oggi, e grazie al nostro impegno oggi lo Stato, attraverso i suoi inquirenti come la Guardia Forestale, è costretto ad ammettere che non meno di 25 milioni di tonnellate l’anno di rifiuti speciali, industriali e tossici vengono prodotti e smaltiti scorrettamente non solo in Campania ma in tutta Italia e in tutto il mondo. Noi in Campania abbiamo cominciato la nostra operazione di trasparenza e di comunicazione corretta del danno e quindi del rischio. Il resto di Italia sta ancora “dormendo”, pensando che terra dei Fuochi e Gomorra siano un problema criminale che riguarda solo la Campania e solo i suoi prodotti agroalimentari. Tutto quello che si tomba o si brucia finisce nel terreno e quindi in falda, e non ci sono solo i rifiuti tossici a danneggiare i prodotti agroalimentari. Tutt’altro: la nostra terra che non mai smesso un solo secondo di essere “Campania Felix” cioe’ fertile, viene bombardata ufficialmente da meno di un terzo dei pesticidi che invece colpiscono le falde acquifere di tutto il resto di Italia (dati ISPRA 2014).
E le segnalazioni dei danni ai prodotti agroalimentari riportati in questi giorni dalla “Relazione sul sistema di allerta europeo” (figura 9) attestano senza alcun dubbio che la Campania viene molto dopo in termini di segnalazioni ricevute di prodotti inquinati rispetto a tutte le regioni industrializzate del nord : Veneto, Lombardia, Emilia Romagna. Si dimostra una perfetta sovrapposizione tra segnalazioni effettuate di danno al prodotto agroalimentare e produzione pro capite/anno non già di rifiuti urbani, ma, come ovvio, di rifiuti speciali, industriali, tossici e consumo di pesticidi (tabella 1). Chi ha la maggiore produzione industriale pro capite e il maggiore uso di pesticidi mostra il maggior rischio e numero di segnalazioni di danno agroalimentare. E tutto quello che viene illegalmente sversato nella terra o sulla terra (roghi tossici) finisce nell’acqua e nel mare, come appunto confermano le segnalazioni ricevute ed il prof Limone dello zooprofilattico (figure 3 e 4).
Dobbiamo esserne lieti? Se potessimo dire che anche oggi in Campania non saranno prodotti non meno di seimila tonnellate di rifiuti speciali, industriali e tossici in regime di evasione fiscale che quindi saranno anche oggi smaltiti illegalmente in qualche modo e da qualche parte potremmo dire di sì. Ma il nostro percorso di Trasparenza e Verità è cominciato e non si fermerà. Come dissi a Schiavone quel giorno, noi cittadini non consentiremo a persone come lui di provocare quella peste mortale restando inermi e passivi ad attendere che accada. E siamo consapevoli che combattiamo tra due fuochi e che, tirando le somme, i meno pericolosi erano proprio gli ignoranti criminali casalesi.
Non siamo eroi, oggi siamo milioni di cittadini che hanno detto basta e che, grazie anche a criminali come lui, hanno compreso che la guerra si vince non con un singolo atto di eroismo o sacrificio, ma con la fatica immensa di costringere lo Stato a fare il suo dovere di controllo, trasparenza e Verità. Chissà se Schiavone di me sapeva pure che ero stato formato secondo Sant’Ignazio (Esercizi Spirituali, reg. 326): “quando il nemico della natura umana vuole ingannare con le sue astuzie e suasioni l’anima giusta, desidera e vuole che siano ricevute e tenute in segreto.”
Per uscire da Terra dei Fuochi e da Gomorra, è indispensabile che tutti i pezzi dello Stato Italiano (Economia, Salute, Ambiente e Agricoltura) si parlino e si coordinino in trasparenza ed in trasparenza comunichino a noi cittadini i dati che sono tenuti a produrre: dai flussi dei rifiuti industriali, al loro monitoraggio alle industrie che li producono, al registro dei tumori. Non è per me un caso che tra tutte le regioni Italiane, la regione che oggi ha sui temi ambientali la migliore trasparenza e la migliore comunicazione, la Toscana, sia anche la regione che mostra il migliore rapporto produzione pro capite di rifiuti speciali industriali/segnalazioni di danno ai prodotti agroalimentari sul proprio territorio. Noi non abbiamo paura di altro se non del Silenzio, spesso assordante, dello Stato.
Napoli li 23 febbraio 2015,
Antonio Marfella
Tossicologo oncologo