Antro della Sibilla, crolla un muro e il sito viene chiuso. La storia in Campania va in pezzi

Da alcuni giorni la struttura era puntellata a causa di cedimenti precedenti. Oggi l'ultimo crollo che ha reso necessaria la chiusura al pubblico

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Dopo i crolli a Pompei, ora anche la Sibilla Cumana cade in pezzi. L’ennesimo crollo, avvenuto durante il weekend e dovuto a alcune infiltrazioni di acqua piovana, ha reso necessaria questa volta la chiusura del sito archeologico al pubblico. Alcune avvisaglie c’erano già state: piccoli cedimenti che avevano reso necessari degli interventi di puntellamento, nell’attesa di un intervento di manutenzione straordinaria che però non è mai arrivato.

La storia di Cuma – e non solo – che va in pezzi.

L’ultimo crollo ha costretto i custodi del parco archeologico di Cuma a chiudere la struttura e proibire l’accesso ai visitatori. Tanta la delusione dei numerosi turisti che avrebbero voluto visitare il sito durante il weekend, e che invece sono stati costretti a fermarsi ai cancelli di ingresso, sbarrati. Il rischio è quello di nuovi cedimenti. A pochi metri di distanza, anche l’antica via romana di Arco Felice vecchio è a rischio crolli a causa di infiltrazioni d’acqua, e da alcuni giorni è chiusa al traffico. La mappa dell’incuria si amplia e si arricchisce di nuovi, inquietanti particolari.

La voce degli operatori turistici. “Perché nessuno ci ha avvertito?”

“Si era a conoscenza da tempo della precarietà delle strutture romane nel parco di Cuma. Si è preferito destinare i soldi per gli interventi per altri progetti e non salvaguardare ciò che il mondo ci invidia ed attira turisti in tutto l’anno” è l’accusa di Luigi Esposito, presidente dell’associazioni di albergatori dell’area flegrea. Loro, gli operatori turistici, non sapevano niente del crollo. Oltre al danno di dover fornire giustificazioni ai loro clienti, hanno dovuto sopportare la beffa di non sapere cosa rispondere ai turisti. Intanto è stata allertata la Soprintendenza per i Beni Archeologici. I responsabili del parco minimizzano l’accaduto, affermando che le transenne e la momentanea chiusura servono solo per garantire una maggiore sicurezza. Ma resta la paura che la Sibilla Cumana si trasformi – purtroppo – in una nuova Pompei.