‘Tender Napalm’ di Philip Ridley, in scena da giovedì 20 aprile nel Teatro Elicantropo di Napoli, nell’adattamento e la regia di Simona De Sarno.
Cosa può significare per una coppia perdere un figlio e veder crollare tutto quello per cui avevano combattuto, a causa della guerra, della violenza, della fede, del sesso, del potere, della politica, della storia? Da questo interrogativo muove ‘Tender Napalm‘ di Philip Ridley, in scena da giovedì 20 aprile alle ore 21 (repliche fino a domenica 23) nel Teatro Elicantropo di Napoli, nell’adattamento e la regia di Simona De Sarno.
Presentato da VAN (Verso Altre Narrazioni) con il patrocinio di Fondazione INDA di Siracusa e Accademia D’Arte del Dramma Antico di Siracusa, l’allestimento, con la traduzione di Laura Leonessa, vede interpreti Federica Cinque e Alessandro Mannini.
Tender Napalm, si sottolinea, “esplora una realtà dal forte impatto emotivo mescolata a immaginari di sesso, violenza e fede, dove il vissuto dei personaggi s’intreccia con le loro difficoltà, ma anche con la loro costante necessità di conoscere e conoscersi. È un testo esplosivo e brutale che, attraverso un linguaggio fortemente poetico, ripercorre il rapporto di un uomo e una donna, la cui loro storia viene ricostruita nel corso del dramma attraverso la loro memoria e la loro immaginazione.
C’è una costante miscela di tenerezza e violenza in Tender Napalm, che fa immergere lo spettatore in scenari apocalittici, in un’isola tropicale sconvolta dallo tsunami, minacciata da mostri marini, alieni e scimmie”.
I due s’incontrano nel modo più romantico che si possa immaginare, ma s’intuisce, pian piano, il loro tentativo di espiazione e catarsi, per evadere da un lutto che ha cambiato totalmente le loro vite. “L’urgenza di mettere in scena un testo così complesso e stratificato – sottolinea Simona De Sarno – nasce dalla necessità di confrontarsi con un linguaggio estremamente poetico e brutale, che scava nel rapporto di una giovane coppia privata di qualunque speranza, dopo la morte della loro figlia”.
L’idea di poter costruire una realtà nuova è spesso minacciata dal timore che possa essere sottratta da un momento all’altro. Il testo evidenzia, così, quanto sia necessario partire da quello che si ha, o meglio, da quello che ci è stato lasciato.