Arezzo, dà uno schiaffo al figlio: padre condannato a un mese di carcere

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Abuso dei metodi di correzione, indagine di Save the Children

Padre condannato ad un mese di carcere, pena sospesa per il reato di abuso dei metodi di correzione. Ad attribuire la pena è stato il Tribunale di Arezzo a seguito della segnalazione della vicenda da parte dell’ora ex moglie. La dinamica dell’accaduto consiste nel fatto che il figlio di sei anni si rifiutò di leggere e il padre gli tirò un bel ceffone. Gesto che però è costato molto caro al padre del bambino. Il tribunale di Arezzo ha anche stabilito un risarcimento nei confronti della ex moglie. Dopo la sentenza del giudice, la vicenda se una lieve percossa da parte di una madre o di un padre possa essere considerata una violenza è tornata a fare scalpore.

Mediante un’ indagine Ipsos, Save the Children ha constatato che in tutto il territorio nazionale il 27% dei genitori più o meno frequentemente ricorre alle punizioni fisiche in quanto risulterebbero più educative. Il dialogo e l’ascolto sono però sempre considerati i veri valori istruttivi che la maggior parte delle famiglie italiane utilizza. Qual è il motivo ricorrente per cui un genitore ricorre allo schiaffo? per un genitore su due, i motivi sono l’esasperazione, lo spavento e la reazione di un momento.

Dall’indagine emerge che il 22% di coloro che hanno figli dai 3 ai 16 anni solo qualche volta al mese ricorre al ceffone, il 5% invece quasi quotidianamente e il 49% lo utilizza in casi rari. Solo un quarto di genitori italiani dunque, ritiene che uno scappellotto di tanto in tanto, sia educativo.
Secondo questo sondaggio in conclusione, si evince anche il fatto che nel nostro Paese manca, a differenza delle altre nazioni europee, un divieto legislativo di punizioni corporali in ambito familiare.

22 ottobre 2013