Sembra di sfogliare alcune pagine delle interviste racchiuse nel volume di Giovanni Falcone e del giornalista francese Marcelle Padovani “Cose di Casa nostra”, dove nel capitoletto dedicato alle “contiguità tra poteri” figurava anche la complicità tra politica, massoneria deviata e mafia; e invece no, si tratta ancora una volta delle storie di Casal di Principe e della famiglia camorristica al suo nome legata.
Nella serata di ieri i carabininieri del Comando Provinciale di Caserta hanno tratto in arresto una vecchia avanguardia della Loggia massonica P2 di Licio Gelli, Gaetano Cerci, il braccio destro dei Casalesi per la gestione dello smaltimento e dello stoccaggio illegale dei rifiuti. Il quarantanovenne si trovava alla Stazione ferroviaria di Salerno su un convoglio proveniente dal nord Italia al momento della cattura, dove gli è stata notificata l’accusa di affiliazione mafiosa alla fazione camorristica dei Bidognetti.
Dopo essere stato scarcerato, Cerci era irreperibile dallo scorso agosto e, come latitante, sfuggiva dall’ordinanza di arresto del 26 luglio emessa dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. L’accusa formale è per il reato di estorsione in concorso con altre tre personalità (Mirco Feola, Adamo Filippella, Francesco Fiorelli).
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