Dopo il danno, la beffa: Ciro Esposito, il trentenne napoletano ferito da un colpo di pistola sparato da un ultrà romanista poco prima della Finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina a Roma, è in stato di fermo. La polizia è arrivata questa notte, poche ore dopo il delicato intervento effettuato ieri per rimuovere il proiettile che gli ha trapassato un polmone e spezzato la quinta vertebra: attualmente alcuni agenti piantonano la porta della sua stanza d’ospedale al Gemelli di Roma.
Incredula la reazione di chi in queste ore difficili è accanto al giovane ferito: “Ciro è un bravo ragazzo, è tifoso da quando era bambino, ma non è mai stato un violento” racconta la madre, che smentisce anche le presunte voci diffuse da alcuni media sulla possibilità che l’agguato fosse stato di stampo camorristico. “Veniamo da Scampia, è vero, ma siamo brava gente” ci ha tenuto a precisare la donna. “Mi sento offesa da quanto è stato riferito dai media” conclude. Tra i parenti di Ciro c’è chi si scaglia contro l’inefficienza dei soccorsi, arrivati troppo tardi: stando alle testimonianze infatti l’ambulanza ha impiegato oltre un’ora a raggiungere il ferito per portarlo in ospedale.
Un’altra nota amara per la famiglia: secondo le loro dichiarazioni nessuna autorità avrebbe inviato un messaggio di solidarietà al giovane ferito. Solo gli ultrà della Lazio si sarebbero fatti vedere in ospedale, poco prima dell’intervento, per dare a Ciro il loro sostegno. Poi, più nessuna visita. A parte quella della polizia. La madre di Ciro ha lanciato un appello per chiedere assistenza legale: “noi non possiamo permettercelo” ha spiegato. Fortunatamente la risposta della Camera Penale di Napoli non si è fatta attendere: i membri hanno deciso, dopo un rapido consulto, di prendere in carico l’assistenza legale del giovane in maniera totalmente gratuita.
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