di Giuliana Gugliotti
Un contratto di servizio per diventare dopo 14 anni una vera e propria azienda, un bando di concorso per dotarsi finalmente del primo impianto di compostaggio dell’umido a Napoli, l’assegnazione di una sede che solleverà l’azienda dall’onere dell’affitto. Qualcosa si muove in casa Asìa, anche (soprattutto) in previsione del prossimo passaggio di consegne che vedrà il Comune subentrare alla Provincia nella gestione del ciclo dei rifiuti. Ciclo che, dalla raccolta allo smaltimento, sarà da gennaio 2014 interamente di competenza degli organismi comunali, e quindi di Asìa. Che si avvia ora verso l’industrializzazione del trattamento dei rifiuti.
E una parte del merito è sicuramente di Raffaele Del Giudice. Che non ci sta a mostrare un’immagine di Napoli ancora invasa dai rifiuti, come documentato dalle telecamere di Road Tv Italia in una mini-inchiesta sulla situazione della raccolta differenziata a Ponticelli. Il presidente Asìa ha deciso dunque di fare chiarezza, e ha rilasciato ai nostri microfoni una lunga intervista, per dire la sua su quelle immagini che fanno tornare alla mente i tempi dell’emergenza rifiuti. (…)
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LA RIVOLUZIONE ASIA – Quando è stato eletto, nel gennaio 2012, Raffaele Del Giudice ha trovato un’azienda allo sbaraglio. Nata nel 2000, in un momento storico non roseo per il ciclo dei rifiuti campani, a cavallo tra le due crisi, priva di contratto di servizio e di un regolamento tecnico che accertasse le responsabilità e delineasse gli incarichi, l’Asìa si avvia invece oggi a diventare un’azienda in piena regola, dotata di un piano industriale che le permetterà di raggiungere la tanto attesa autonomia in materia di raccolta e smaltimento.
L’Asìa e il Comune si stanno già preparando: con l’apertura, a fine settembre, del bando di concorso per la realizzazione del primo sito di compostaggio nel napoletano, a Scampia (non senza relative polemiche); e con la partenza, da novembre, di un nuovo piano sperimentale per rilanciare la raccolta differenziata in città secondo un “modello Napoli”, che prevederà una differenziazione nelle modalità di raccolta (stradale o porta a porta) a seconda delle zone della città (anch’esso non esente da critiche).
Due successi importanti secondo Raffaele Del Giudice, “ottenuti in pochi mesi”, che insieme alla realizzazione del contratto di servizio quinquennale e all’assegnazione di una sede che solleverà l’Asìa dall’onere dell’affitto, snelliranno ulteriormente i costi di gestione di una macchina, quella dei rifiuti, che oggi costa alle tasche dei contribuenti 180 mln di euro all’anno. Ma secondo Del Giudice, lo strumento più potente è al momento nelle mani dei cittadini. “Dobbiamo imparare a fare bene la raccolta differenziata“. Solo così l’Asìa potrà iniziare a monetizzare e trasformarsi finalmente in un’azienda vera e propria.
LA SITUAZIONE IN PERIFERIA – “Le immagini che avete visto di quei bidoncini a Ponticelli” chiarisce Del Giudice “mostrano i rifiuti tutti mischiati, sia all’interno dei sacchetti che dei bidoni. La colpa non è degli operai, ma dei cittadini. Nessuno denuncia l’inciviltà dei cittadini che non fanno correttamente la raccolta differenziata”. Quanto alla scarsità dei bidoni, il presidente dichiara: “E’ vero, abbiamo qualche sofferenza con i bidoncini” nonostante un ultimo investimento di 8 mln di euro. “Ma subiamo continui atti vandalici, 200 campane all’anno bruciate, e gare d’appalto per la fornitura deserte perché non abbiamo copertura economica” spiega Del Giudice.
OPERATORI VESSATI – Poi, la difesa degli operatori ecologici, capro espiatorio per i cittadini che vedono i rifiuti accumularsi giorno dopo giorno sotto le loro abitazioni, nelle strade. “Loro lavorano al nostro fianco e noi al loro, non bisogna scaricare la colpa sugli operai. In alcune zone, come al Parco Vesuvio di Ponticelli (mostrato dalle nostre telecamere, ndr) gli operatori ecologici si accordano con i cittadini in modo tale da raccogliere l’umido e saltare, se proprio non ce la fanno, un turno di raccolta del multimateriale che dà meno fastidio”.
Perché gli operai ad Asìa sono davvero pochi. Solo 2mila 400 lavoratori per l’intero territorio napoletano, molto spesso costretti a turni di lavoro sfiancanti. Ma la soluzione a questo problema secondo Del Giudice non sono le nuove assunzioni: “Investiremo sulla meccanizzazione dell’azienda, per mettere in condizione i nostri lavoratori che adesso fanno i sacrifici di svolgere al meglio i loro compiti”. E con i fondi che saranno sbloccati dal governo, il presidente promette l’acquisto di nuove macchine, soprattutto spazzatrici.
INIZIARE A MONETIZZARE – L’Asìa però ha bisogno di iniziare a monetizzare, per rientrare così delle spese ingenti che tuttora affronta non soltanto per spedire i rifiuti fuori regione, ma anche per smaltire tutta una serie di rifiuti speciali, dai mobili ai medicinali scaduti. “E’ necessario modificare il piano rifiuti a livello regionale” afferma Del Giudice. “Adesso stiamo creando una filiera istituzionale tra comune, provincia e regione che ci permetterà di lavorare al meglio. In quest’ultimo anno abbiamo chiuso con un risparmio di 3mln di euro, grazie alla raccolta degli abiti usati, risparmiando sui fitti passivi, sulle assicurazioni, sullo smaltimento dei copertoni. Ma vogliamo di più: oltre all’impianto di compostaggio che sorgerà a Scampia abbiamo messo in programma la costruzione di altri 3 impianti e soprattutto un ecodistretto per la differenziazione dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata, che permetterà di iniziare a monetizzare dal recupero del multi-materiale”.
IMPIANTO DI COMPOSTAGGIO A SCAMPIA – Sulle polemiche che recentemente hanno caratterizzato la discussione intorno alla futura costruzione dell’impianto di compostaggio a Scampia, Raffaele Del Giudice tranquillizza la cittadinanza: “Ci siamo rivolti al mercato per avere il miglior prodotto possibile. Il massimo punteggio nel bando verrà dato alle aziende che potenzieranno tutte le misure atte a contenere i disagi”. Disagi che, spiega Del Giudice, saranno molto modesti: “L’impianto di compostaggio è tra i più sicuri, perché non brucia niente, trasforma i resti di cucina. Inoltre, un sito industriale di quella portata servirà anche come strumento di riqualificazione dell’intera area. Restiamo comunque a disposizione dei cittadini per qualunque tipo di informazione o chiarimento, perché vogliamo che tutto venga fatto con la condivisione della cittadinanza”.
QUESTIONE ECOBALLE – E, per quanto riguarda l’onnipresente problema delle ecoballe, sparse in giro per la regione, Del Giudice afferma: “Nonostante non sia un problema di nostra competenza ci siamo permessi, per spirito di servizio e affezione al nostro lavoro, di proporre una soluzione: analizzare le balle per sapere esattamente cosa contengono, riprocessarle negli impianti stir per recuperare il riciclabile, evitando quindi la costruzione dell’inceneritore di Giugliano, e sottoporle poi a un processo di estrusione, che senza bruciare trasformerebbe la parte residuale di queste ecoballe in brichette da utilizzare come combustibile, se le analisi lo consentissero, al posto dei combustibili altamente inquinanti che oggi vengono usati, come il carbone”.
E al momento, secondo Del Giudice, questa è l’unica alternativa possibile per risolvere definitivamente la questione ecoballe.
17 ottobre 2013
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