Avvocato sospeso dall’albo si suicida gettandosi dal sesto piano del Tribunale di Milano

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Era stato sospeso dall’Albo per il mancato pagamento delle quote, un quarantanovenne avvocato milanese.

di: Anna Adamo

Un umiliazione troppo grande, alla quale l’uomo non è riuscito a far fronte. Infatti, è precipitato dai piani alti del palazzo di giustizia di Milano.

I carabinieri stanno indagando sull’accaduto, ma sono in molti a dire che si sarebbe suicidato per motivi personali ed economici.

Una storia da brividi, soprattutto per il luogo in cui il tutto si è verificato.

È assurdo anche solo pensare che un avvocato, il quale ha scelto di fare della giustizia la sua missione di vita, abbia deciso di suicidarsi in un tribunale, il luogo che, per quelli come lui, dovrebbe essere un porto sicuro, casa e invece, si è rivelato essere l’esatto contrario, ossia un luogo ostile, quello in cui era stata decisa la sua sospensione dall’ordine di appartenenza e come se non bastasse, era stato anche condannato per aver esercitato la professione nonostante la sospensione.

È evidente che l’uomo fosse fragile e in preda alla disperazione, non si può dare altra spiegazione ad un gesto così estremo, ma è altrettanto evidente che oltre la fragilità umana ci sia qualcosa di più.

Ci sia una giustizia che così tanto giusta non è.

É vergognoso che nessuno tra le istituzioni forensi abbia proferito parola su quanto accaduto.

In casi come questo, non ci si può non chiedere dove sia finita l’umanità di chi la professione forense la esercita e costantemente parla di infinito amore verso quest’ultima.

É una tragedia, questa, che si sarebbe potuta evitare, ma così non è stato, perché, come solitamente accade, la sete di potere ha, purtroppo, preso il sopravvento sui rapporti umani.