di Roberto Braibanti
Siamo a Natale. Mai come quest’anno (e ormai è da un po’ di tempo che lo penso) lo ”spirito” del Natale è lontanissimo dai cuori della società italiana. Penso che quello che ogni famiglia italiana realmente vorrebbe da babbo Natale quest’anno sarebbe un posto di lavoro. Almeno una possibilità, una speranza.
Già, perché nel Paese dove si calcolano 8 milioni di poveri, del 40% di disoccupazione giovanile ,dove una donna su 2 non lavora e dove circa 2223 aziende sono fallite solo quest’anno (circa 43 al giorno, all’interno di un trand di 50.300 fallimenti dal 2009) è indubbio che in ogni famiglia italiana ci siano quasi sempre uno o più disoccupati. E la situazione tende a peggiorare. In questo scenario si deve far qualcosa e bisognerà farla subito.
E qui entra in campo Renzi.
Ora, io non sono un suo fan, lo preciso subito. Ho sempre avuto l’impressione che sia un ottimo comunicatore, simpatico, ma con ”contenuti sospetti” di un liberismo (ormai purtroppo fin troppo conosciuto nei suoi effetti sulla società italiana) nelle sue proposte. Però nel 2014 ci dovremo confrontare col suo ”Job act”. Una vera rivoluzione per il mercato del lavoro. Lui,per fargli pubblicità, non ha mai risparmiato aggettivi definendolo: innovativo, corposo, persino gigantesco. Ilvero ideatore di quanto proverò a scrivervi è in realtà il deputato Pd Yoram Gutgeld, cervello economico del renzismo. E’ lui che coordina la rete di consulenti che sta mettendo a punto l’intera linea economica del timoniere Pd.
Di cosa parliamo quindi?
Provo a schematizzare per renderlo più comprensibile:
1)Parliamo di un unico contratto di lavoro indeterminato-flessibile per tutti i giovani al di sotto di una determinata soglia di età.
2)In pratica sarebbero cancellati i contratti a progetto introdotti con la legge Biagi e per i neoassunti il reintegro per giusta causa sarebbe sostituito da un indennizzo.
3)Mentre per chi è già nel mercato del lavoro da tempo, resterebbe in vigore il vecchio «articolo 18».
4)L’idea, dunque, punta sul presupposto che si debba introdurre un contratto a tempo indeterminato che non goda però della protezione del reintegro dell’articolo 18.
Il che, secondo Renzi e il suo staff, non vorrebbe dire abolire l’articolo 18, bensì di stabilire fin dall’inizio un indennizzo in caso di licenziamento e comunque di garantire alla persona che perde il posto di lavoro sia un sussidio di disoccupazione adeguato sia la possibilità di riqualificazione professionale.
Nella situazione attuale i giovani vanno avanti con contratti di sei mesi in sei mesi. Il contratto a tempo indeterminato è riservato a chi è molto richiesto e ha una professionalità particolare. Ed è un problema vero questo, che, oggettivamente, viene individuato da Renzi. Di fatto lo sappiamo tutti, la distorsione è già nelle cose e riguarda la distinzione tra contratti stabili e contratti precari.
La realtà in cui i giovani si trovano a lavorare è un Far West che non garantisce nulla. Quindi semplificare, rendere tutto più uniforme e più interpretabile, facendo “saltare in aria” le 46 forme di contratto atipiche oggi sul campo, insieme alle idee di Biagi, Inchino, Fassina e a una 50 d’anni di contrapposizioni tra CGL CISL UIL e Confindustria. Una bomba nucleare. E le bombe si sa, fanno danni e rumore.
Sicuramente “toccare” l’articolo 18 ( già molto depotenziato dalla Fornero) creerà non pochi imbarazzi nell’ala sx del PD oltre che in quel pezzo di società.
Anche perché non c’è un imprenditore che, ad oggi, dichiari di non aver assunto a causa dell’articolo 18. E comunque questa “bomba” colpirà ovviamente anche il Codice del lavoro e il rilancio dei Centri per l’impiego. Già perché (e sappiamo TUTTI anche questo) i centri per l’impiego oggi non funzionano, in quanto intermediano tra il 3% e l’1% dei contratti di lavoro, contro il 20% dell’Inghilterra, hanno professionalità inadeguate e sono collegati in modo inappropriato al mondo del lavoro.
Per Gutgeld occorrerà inoltre intervenire sul sistema complessivo di formazione professionale, che oggi spesso lavora più per i formatori che per gli studenti.
Ed ancora investimenti mirati e non a pioggia. Amplificando le tendenze economiche e sociali che possono innescare la crescita. Il programma di Renzi prevede anche quindi di investire nel ”prodotto Sud” e passa attraverso infrastrutture materiali e immateriali, la lotta alla criminalità organizzata, la scommessa sull’istruzione e sulla ricerca. Insomma sicuramente interessante per un argomento fortemente appesantito da ideologie contrapposte e da una serie di veti incrociati che ne hanno bloccato ogni ripensamento dal dopoguerra ad oggi.
Tutto questo entro un mese.
E ci sarà, oltre a una piattaforma condivisa per semplificare le regole del lavoro, anche il progetto per modificare gli ammortizzatori sociali. Eliminata la CIG, verrebbe introdotto per legge il salario minimo, in modo che nemmeno i contratti – nelle aree più depresse o nel primo impiego giovanile – possano disporre un salario inferiore. La cosa straordinaria e anche affascinante è che oggi il suo vero interlocutore sindacale su questa strada è Landini, leder della FIOM. Strano? Bello? Brutto?
Personalmente penso che teoricamente darebbe un bello scossone(necessario) e ‘emozionalmente mi sento piu positivo che negativo , ma rilevo che presenta alcuni punti deboli. Rischia infatti (oltre che sul già citato art.18) di essere l’ennesimo piano fatto a tavolino che poi viene stracciato appena si confronta con la realtà dei contrapposti ”desiderata” di sindacati e lavoratori, senza consultare prima le parti sociali e imprenditori. E la storia ci dice che, finora, questi ”piani” non hanno mai funzionato.
Il mercato del lavoro italiano, infatti, è assai complesso e variegato e non è nemmeno lontanamente immaginabile un testo unico che possa soddisfare, al tempo stesso, le esigenze diversissime dell’agricoltura, della manifattura tradizionale, dell’industria, dei servizi e della nuova generazione di forme di lavoro autonomo legate alla tecnologia. Almeno fino ad oggi.
Vedremo. Nel frattempo i miei migliori auguri a tutti di buon Natale e di buon Anno Nuovo. Comunque andrà, in ogni caso temo che ne avremo bisogno.
22 dicembre 2013