Si uniscono in branco, prima per gioco poi per “diletto”, ascoltano ed imitano loro beniamini rap e trap, alcol e droghe sono all’ordine del giorno: sono le baby gang.
Bande di ragazzini, senza codici di comportamento se non uno: la violenza è divertimento e il divertimento merita di essere ripreso e pubblicato su tutti i social. Furto, atti vandalici, rapine, spaccio, aggressioni e abusi sessuali di gruppo sono alcune delle condotte devianti compiute da ragazzi minorenni che si riuniscono in gruppo con il preciso scopo di commettere reati.
In Italia sembra essere scoppiata già da qualche tempo l’emergenza baby gang. I motivi non sempre ci sono, e sono comunque futili, delle scuse per aggredire: il colore della pelle, uno sguardo di troppo alla ragazza di turno, la presenza in una piazza dove chi non fa parte del giro “non dovrebbe stare”, episodi ahimè sempre più frequenti.
A muovere questi adolescenti sono banalmente la noia, la voglia di apparire forti e senza paura, ma soprattutto la totale mancanza di regole e di rispetto verso i principi umanitari della convivenza civile. E di fronte alle prodezze dei piccoli bulli, troppi genitori tendono a minimizzare e a giustificare, forse anche perché ammettere le colpe dei figli è un po’ come ammettere le inadeguatezze di adulti.
Parlo di me, della zona dove abito, Giugliano (Na): per carità, la criminalità in zona, come del resto anche a Napoli città, è sempre esistita, ma da pochissimi anni a questa parte, stanno avvenendo episodi sempre più numerosi di baby gang allo sbaraglio. Un esempio? Beh, posso citare un aneddoto successo a me e non più di un anno fa: un sabato sera decido con mia moglie di mangiare un panino in un pub a 4 passi da casa, raggiungibile a piedi. Lascio l’automobile (tra l’altro una comunissima Fiat Punto del 2009) giù casa. Bene, al ritorno noto che l’auto non era più al suo posto ma poco distante dal mio viale con al suo fianco una pattuglia di Carabinieri. In pratica un ragazzino aveva tentato di rubarla (per guadagnarci quanto poi, visto che non è proprio nuovissima) fuggendo poi grazie ad un allarme che frena la vettura dopo 100 metri facendo attivare un allarme sonoro.
Tutto questo per dire cosa: beh, alla sua età, io e la stragrande maggioranza dei suoi coetanei, mai avremmo immaginato anche lontanamente di diventare dei piccoli criminali, ci divertivamo con poco, una partita a videogame, 4 calci ad un pallone in un vicolo, niente ci rendeva più felici.
Attualmente, nella nostra società si assiste ad un comportamento costante, quello di “mostrarsi” non solo in televisione ma anche su Facebook, su Youtube o sui telefonini. Sui social network un messaggio aggressivo può essere letto da moltissime persone in tutto il mondo … e allora mi domando: che ruolo hanno i social nel dilagarsi di questo fenomeno preoccupante?
La cosa che deve far riflettere è il perché oltre ai ragazzi che vivono una situazione difficile ce ne siano anche altri che nonostante abbiano alle spalle genitori per bene, arrivino a seguire la massa ed essere violenti. È possibile che un ragazzo possa essere segnato dai social media, da video o da commenti che instaurano odio? La domanda che mi pongo, e già da qualche tempo è: cosa vuol manifestare il giovane con l’uso della forza?
La famiglia oggi non può più da sola arginare il malcostume dominante. I giovani vivono molte ore fuori casa in quella società della strada nella quale si confrontano ed è per questo che la famiglia può aiutarli relativamente. Credo debba intervenire anche lo Stato creando spazi, luoghi sani dove i giovani possano incontrarsi senza bisogno di tanti soldi per divertirsi.
L’urgenza più grande penso possa essere una sola: non sottrarsi all’appello dei ragazzi, saper rispondere al loro grido. Non lasciarli da soli, mai.