Balotelli non ci sta ad essere un simbolo anticamorra. Capacchione: è un imbecille

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di Redazione

Quarto – “Con la legalità si vince sempre”. Lo striscione dei giovani atleti della Nuova Quarto Calcio per la legalità ha accolto la Nazionale di Prandelli a Napoli per l’allenamento che anticipa la partita di domani sera contro l’Armenia al San Paolo. Un incontro entusiasmante per i ragazzi di Quarto, la cui squadra si è imposta in breve tempo come un simbolo di lotta alla camorra. “Noi della procura di Napoli – ha ricordato il pm Ardituro che ha disposto l’affidamento del campo, bene confiscato alla camorra, alla squadra quartese per la legalità – siamo convinti che la camorra non si combatte solo nelle aule dei tribunali. La presenza della nazionale qui è importantissima, sarà di esempio per tante altre piccole società calcistiche”.

Lo hanno capito bene anche gli azzurri di Prandelli che si sono allenati in uno stadio colmo di tifosi urlanti, almeno in mille solo sugli spalti, altri aggrappati alle inferriate o affacciati alle terrazze circostanti. Il più acclamato è stato Lorenzo Insigne, venuto a giocare in casa, ma grandi applausi e cori festanti sono toccati anche a Mario Balotelli, nonostante il clima di polemica in cui SuperMario è giunto in città.

Balotelli non è nuovo a Napoli (e neppure alle polemiche): nessuno ha dimenticato una precedente visita “incriminata” di SuperMario che, qualche tempo fa, si fece accompagnare a Scampia per passeggiare in uno dei quartieri a rischio di Napoli e finì a testimoniare in Procura per presunti legami con i clan della zona. La venuta di oggi, tuttavia, è diversa: l’azzurro è in città con la Nazionale e, forse in memoria di quello spiacevole episodio, i giornali ci hanno tenuto ad etichettare SuperMario come simbolo anticamorra, a Napoli per combattere l’illegalità.

“Questo lo dite voi” ha replicato su Twitter il calciatore, cui forse non è piaciuta l’etichetta affibbiatagli dai giornalisti. Non ci sta Balotelli a diventare un simbolo e dimentica di esserlo già per molti giovani: “io vengo a Napoli perché il calcio è bello e tutti devono giocarlo dove vogliono e poi c’è la partita!!!!”.

La dichiarazione ha fatto storcere il naso a molti, sollevando persino nuovi dubbi sull’ingenuità della prima visita a Napoli del calciatore del Milan: qualcuno gli ha risposto che avrebbe dovuto essere orgoglioso di rappresentare la legalità, qualcun altro ha ricordato che i simboli di lotta alla camorra, quelli veri, sono certamente altri; la giornalista de “Il mattino” e senatrice Pd Rosaria Capacchione, sotto scorta per minacce ricevute dal clan dei Casalesi, intervenuta sulla questione, si è detta indignata ed ha finito – pure lei – per etichettare il giocatore azzurro. Non come simbolo di lotta all’illegalità, ma come imbecille.

“Come altro definirlo? Un campione del suo valore dovrebbe essere più attento a quanto dichiara in pubblico. Soprattutto perché ha un enorme seguito tra i più giovani” ha affermato la Capacchione, mentre il pm Ardituro ha preferito smorzare i toni della polemica precisando che “il simbolo anticamorra è la nazionale, non un solo giocatore”.

Insomma, anche in queste occasioni per l’irrefrenabile Balotelli sembra vigere un’unica regola: nel bene o nel male, basta che se ne parli. E SuperMario, in effetti, non perde mai l’occasione di parlare. Anche quando farebbe meglio a starsene zitto.