La legge è uguale per tutti si legge nelle aule di tribunale… ma è ormai solo un modo di dire, un classico luogo comune! Lascia discutere a tal proposito l’ennesima “bravata” della giustizia italiana, una sentenza di cui si parlerà parecchio e che lascia completamente basiti. A farne le spese sono tre bambine, tre anime innocenti, la cui unica colpa è proprio quella di essere piccole, e quindi dei soggetti da educare. Ma andiamo con ordine, guardiamo i fatti. La storia inizia nel 2016 quando, in base ad un progetto del Comune, una donna con i propri figli lascia il campo rom per traslocare in un alloggio a Torino e lì dove il padre va a trovarli di tanto in tanto. Da qui iniziano però dei sospetti da parte di un’operatrice sociale, e soprattutto quando nota che la donna ha un occhio martoriato: ascolta a tal punto la confidenza di una delle bambine che le dice qualcosa tipo “papà ha di nuovo picchiato mamma“. Dopo una serie di accertamenti, inizia il processo a carico dei due genitori, accusati di maltrattamenti nei confronti delle bambine. Un processo che in primo grado porta alla condanna di entrambi i genitori alla pena di due anni e sei mesi di reclusione. Fin qui tutto ok, giustizia è fatta, seppur con una pena minima si potrebbe pensare. Ma in Italia non ci facciamo mancare mai nulla in quanto a primati negativi, soprattutto in campo di giustizia. Perchè? Semplice, in appello viene tutto rimesso in discussione, tutto viene ribaltato: la Corte ha preso atto che nessuno ha mai visto sulle bambine segni di violenza e ha concluso che “l’intensità delle percosse non fosse elevata“. A nulla è servito l’appello dell’accusa che ha messo in evidenza anche il maltrattamento e il danno psicologico delle vittime, la sentenza definitiva fa evincere in pratica che il fatto non sussiste, che i due genitori non hanno commesso nulla di male “perché calci e schiaffi sono, secondo i giudici, l’unico modo per garantire ordine e disciplina, visto che la violenza è un connotato dei campi rom”. Uno scherzo, seppur di pessimo gusto? No, la verità, l’amara e triste verità dei fatti! Sembra assurdo che possano accadere episodi del genere in tempi come i nostri, dove la cultura e l’apertura mentale avrebbero dovuto superare e sconfiggere la grettezze di una società vecchia, assurdo pensare che un genitore adotti ancora dei metodi violenti per educare alla vita i propri figli ( almeno sembrava che fossero passati i tempi in cui il padre tornava a casa la sera dopo una giornata di lavoro e prendeva a cinghiate i propri figli, rei solamente di aver fatto qualche marachella ). L’aspetto che però lascia ancor di più l’amaro in bocca è il pensiero della Giustizia italiana al riguardo, accecata oserei dire in questo caso dal pregiudizio, avendo etichettato un’etnia quale barbara quasi. Ma tu, cara Giustizia, perché non provvedi a dare una giusta pena a chi, come questi genitori, si comporta in modo così abominevole? Il degrado dei campi rom è per te un alibi perfetto per usare violenza e delinquere quindi? Un’ultima cosa poi proprio non torna da questa storia: ma se questi genitori che usano la violenza contro i figli per la legge italiana sono innocenti, e quindi degni della potestà genitoriale, come mai allora tanti bambini vengono letteralmente strappati alle famiglie solo perchè magari povere o a causa di altri criteri puramente burocratici e formali?
Houston, abbiamo un problema.
This post was published on Lug 16, 2024 10:53
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