Dopo anni di chiacchiere e denunce, finalmente, dalla Corte dei conti della Campania, presieduta da Fiorenzo Santoro, sono state emesse le sentenze di condanna ai danni degli ex amministratori comunali e regionali Antonio Bassolino, Rosa Russo Iervolino e Riccardo Marone. Le condanne sono inerenti alla questione rifiuti a Napoli e agli sprechi di finanza pubblica che sono seguiti durante le amministrazioni comunali dei suddetti. Centinaia di operai di bacino ed ex lavoratori socialmente utili sono stati assunti ufficialmente per provvedere all’entrata in vigore della raccolta differenziata ma, ufficiosamente e in osservanza a già note logiche clientelari, pagati per non far nulla.
Bassolino, Iervolino e Marone hanno danneggiato il Comune di Napoli per oltre 28 milioni di euro
Antonio Bassolino, Rosa Russo Iervolino e Riccardo Marone devono, rispettivamente, al Comune di Napoli 560.893 euro a testa. Una pari somma dovrà essere versata anche dai passati assessori alla Nettezza urbana Ferdinando Balsamo e Massimo Paolucci.
Sanzioni più ricche dovranno pagare gli ex assessori Gennaro Mola e Ferdinando Di Mezza, ai quali toccano due somme di 1.402. 233 euro ciascuno. 362 le assunzioni al consorzio di bacino Napoli 5 incriminate. In base alle esigenze di servizio il Comune di Napoli avrebbe dovuto assumere alle proprie dipendenze un numero massimo di 150 operai a tempo determinato; al contrario ne sono stati assunti 162 in più e tutti a tempo indeterminato per mansioni che, da quando il servizio di nettezza urbana è stato preso in carico dalla municipalizzata Asìa, corrispondono a un cumulo di ore annuali pari a “0”.
La Corte dei Conti della Campania condanna i responsabili citati per aver sperperato denaro pubblico nell’arco temporale compreso principalmente tra il gennaio 2003 e il settembre 2007. Lo spreco complessivo per l’erario è stato calcolato in 28 milioni e 211 mila euro totalmente destinati in stipendi non dovuti.
Le ragioni del ridimensionamento della somma da rimborsare
Le richieste di rimborso sono state ridimensionate in seguito allo sviluppo di determinate considerazioni, tra cui lo sterminato numero di corresponsabili che nella sentenza non sono stati citati ma che dovrebbero essere indagati a data da destinarsi; molti dei dipendenti accusati di nullafacenza sono stati riutilizzati dal Comune di Napoli in impieghi amministrativi e vari, i quali hanno prodotto, comunque, una ricchezza per il pubblico interesse; il riconoscimento del fenomeno di assunzione di gruppi di disoccupati storici per ragioni di pubblica sicurezza della città.