L’anno zero del Napoli è giunto. Di come sarebbe potuta finire a Bilbao, ne avevamo sentore quasi tutti. E anche le cause le avevamo analizzate con un articolo della settimana scorsa, in cui si analizzavano le colpe della Società. La stragrande parte delle responsabilità, infatti, è da attribuire proprio a quest’ultima, in sintesi rea di avere una grande squadra di base e tanti fattori a favore, ma di comportarsi e muoversi da provinciale. Un’analisi che resta attuale e che è ancora possibile approfondire, poiché non si parlava solo di eliminazione dai Preliminari di Champion’s, ma di molte altre criticità, che sono ancora in gioco, e che potrebbero provocare altri scossoni. Ma detto ciò, va anche esaminato cosa è accaduto in campo.
LA SCONFITTA
Poco importa che la sconfitta per 3-1 sia maturata a causa degli orrori incommentabili della difesa partenopea, Maggio e Raul Albiol su tutti, e se probabilmente il terzo gol era irregolare (attendo parere di maggiori esperti, ma già in diretta ho contestato la corsa di Aduriz verso la palla, con annessa finta a mezzo metro, che credo da regolamento significhi influire sul gioco). La squadra è apparsa davvero inferiore come gioco, e ad anche il gol di Hamsik è sembrato episodico, e dettato dalle capacità dei singoli, e non del collettivo. Sperare sempre che la tua squadra possa segnare il gol che serve è da tifosi, ma non fa parte di un progetto vincente. Qualcosa non quadrava fin dall’andata, partendo dal tecnico Benitez.
CENTROCAMPO INVISIBILE
Ciò che lascia perplessi è la netta involuzione del Napoli, forse causa, seppur in minima parte, delle scelte di Rafa Benitez. Come si può regalare il centrocampo agli avversari per due partite consecutive? La squadra, così schierata, lasciava enormi vuoti nel mezzo e di conseguenza soffriva in maniera chiara il centrocampo del Bilbao, i cui uomini, oltre ad essere rapidi, erano sempre in posizione, e sempre in superiorità numerica.
Già nell’incontro al S.Paolo era evidente che il Napoli era assente in quella zona del campo: il modulo infatti, senza i giusti interpreti, diventa assolutamente deleterio. In quel match gli uomini di centro, ovvero Hamsik, Gargano e Jorginho, erano assolutamente scollegati. Lo slovacco, come ovvio, partiva già da posizione avanzata, mentre il brasiliano, spaesato, si allargava molto cercando posizioni in cui riceve il pallone, lasciando praticamente il solo Gargano a battersi in tutta la zona.
Stessa cosa accaduta ieri: il tecnico spagnolo, pur di restare coerente, ha mandato in campo lo stesso modulo, senza volerlo adattare degli interpreti non adatti, ad un avversario che colpisce i tuoi punti deboli, e infine ad un mercato scarso, che gli dava piena giustificazione per qualsiasi cambiamento. Già con Inler ci sarebbe stata una diversa presenza lì al centro, e almeno un regista che mantenesse possesso, facendo salire la squadra; sì perché la velocità con cui gli azzurri giravano, o meglio lanciavano (e perdevano) il pallone, non faceva altro che avvantaggiare i baschi. Era davvero inutilizzabile lo svizzero? Nemmeno un tempo? In due incontri così importanti nemmeno al 70% della condizione sarebbe potuto essere utile?
Inutile a quel punto che Benitez gridasse ad Hamsik di arretrare a centrocampo per dare una mano alla manovra, non è sua caratteristica: il suo impiego va calibrato con due centrocampisti di grande caratura, che lo lascino libero, o con una mediana più folta, se meno di qualità. Certo, con lo stesso modulo si è vinto in tempi recenti, ed anche con un bel gioco, ma ad alti livelli servono interpreti sempre più di rilievo, e consolidati come ruolo ed esperienza: in caso contrario meglio adattare tutto, uomini e modulo. Capisco la coerenza, ma andare a giocare con un solo centrocampista è davvero troppo.
DOV’è IL GRANDE GIOCO?
Conseguenza di tutto ciò è il fatto di perdere l’identità: dov’è finito il grande gioco di Benitez? Difficilissimo mantenere il possesso palla in quelle condizioni, e impossibile costruire gioco e fare filtro, pertanto il risultato è una manovra spezzettata e spesso casuale. Di grande gioco non ne abbiamo visto traccia, solo azioni basate su lanci lunghi verso le punte, che finché fanno parte di una manovra sistematica sono risorse efficaci, ma quando fatte dai difensori con palese improvvisazione perché non si sa “a chi dare il pallone”, allora diventa un grande problema. Si aggiunga che il Bilbao attaccava ripetutamente le fasce, spesso con raddoppi, dove Mertens e Callejon venivano saltati, e Maggio e Ghoulam si sono mostrati incapaci di difendere contro giocatori di grande velocità.
Urge una sterzata di Benitez, e solo in lui possiamo continuare a riporre fiducia, solo lui può tenere le redini di tante tensioni ancora insieme, affinché non si dissolva il sogno. Nell’attesa ormai, auguriamoci di tornare ad essere e restare per un altro po’ la bella incompiuta, dato che ora questa squadra, oltre a essere incompiuta, è anche brutta.