Dal “fortino” ben protetto della Reggia di Capodimonte, da questa mattina e per i prossimi due giorni sede della riunione del direttivo della Banca Centrale Europea, Mario Draghi dice la sua sugli scontri che si sono verificati oggi alla mobilitazione di protesta Block Bce tra manifestanti e polizia.
“La colpa della crisi non è della Bce: tre anni fa, prima dell’intervento della Banca Centrale Europea, il sistema finanziario italiano era al collasso”. Lo dice chiaramente, Mario Draghi, ex governatore di Banca d’Italia e attuale presidente Bce. “Capisco i motivi della protesta, vista la debole situazione dell’economia italiana”, spiega. Ma secondo lui la Bce non c’entra niente con la crisi. Anzi. Alla Reggia di Capodimonte i vertici della Banca Centrale Europea stanno facendo di tutto per capire se e come intervenire per ridurre o quantomeno arrestare l’inflazione.
Il direttivo è in fervente attività: oggi è arrivata la decisione di acquistare Abs, Asset backed securites, e Covered Bond, titoli a basso rischio e che garantiscono maggiore liquidità, che secondo Draghi “dovrebbero servire a espandere il bilancio Bce e quindi a sostenere la dinamica dei prezzi”. Ma la Bce è pronta anche a vagliare nuove e ulteriori misure “non convenzionali” per combattere la crisi. Tutto dipenderà dalla valutazione delle aspettative dell’inflazione. La previsione della Bce è quella di un “crescita economica modesta”, frenata purtroppo dal cancro della disoccupazione. Le prospettive parlano di un peggioramento dell’inflazione a medio e lungo termine.
“La Bce sta facendo la sua parte” spiega Draghi, ma serve un “contributo decisivo da parte dei governi, e le riforme del lavoro e dei mercati dei prodotti devono accelerare” significativamente. Altrimenti non si andrà da nessuna parte. L’appello del presidente Bce è rivolto a tutti i paesi dell’area euro: “rispettate le regole del patto di stabilità e crescita”.
Un appello inutile per qualcuno, visto che proprio ieri la Francia ha annunciato che non rispetterà i vincoli di bilancio imposti dal suddetto patto di stabilità, e che fino al 2017 sforerà il tetto massimo del 3% di deficit, proprio come l’Italia. Altro che accelerata delle riforme. I paesi dell’area euro non collaborano. Non possono collaborare, non ce la fanno. Che sia colpa o no della Bce, la crisi in Europa, non solo in Italia, c’è, e si sente. I tonanti diktat di Angela Merkel servono ormai a poco. E il futuro dell’Unione Monetaria Europea si profila sempre più incerto.
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