La petizione “Nessun termine per le borse lavoro alle donne vittime di violenza” è stata lanciata su Change.org dalla Cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta ed è indirizzata al dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri.
“Le borse lavoro sono uno strumento efficace per contrastare la violenza sulle donne e promuovere la loro autonomia ed indipendenza. Non è possibile stabilire un termine a progetti di tale rilevanza”. Così la descrizione della petizione lanciata su Change.org dalla Cooperativa sociale Etnos di Caltanissetta e indirizzata al dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri. Una petizione che ha già quasi raggiunto le 25mila firme.
“Il lavoro – si legge – è la forma di riabilitazione più elevata ed efficace per insistere sull’autonomia delle donne vittime di violenze che denunciano. E’ lo strumento che ha permesso in questi anni ad oltre 40 donne accolte nelle case rifugio di Etnos, di riappropriarsi della propria vita e di ricominciare a vivere partendo da se stesse e dalle proprie capacità. Lo strumento delle borse lavoro è una vittoria dello Stato ed un vero supporto alle donne che si affidano allo Stato”.
“Le istituzioni devono assolutamente proteggere questo strumento che rappresenta un’ancora di salvezza, una vera risposta alle donne che dicono basta alle violenze. Non può prevalere la burocrazia o altri impedimenti che lo stesso Stato dispone”.
“Nessun termine per le borse lavoro alle donne vittime di violenza”, l’appello
“Il nostro appello – prosegue il testo – è di rendere questi progetti senza scadenza e fare in modo che il lavoro diventi, allo stesso modo dell’accoglienza protetta, fondamento portante delle politiche di contrasto alle violenze di genere. Etnos sta portando avanti una battaglia civile che riguarda tutte le strutture che accolgono donne vittime di violenza. Le borse lavoro hanno dato l’opportunità a tante donne di iniziare un percorso lavorativo che ha notevolmente ridotto i tempi di accoglienza ed ha permesso a tutte loro di non ritornare indietro nelle proprie scelte ma di guardare avanti e prendere in mano la propria vita”.
“Ma attualmente i progetti per le borse lavoro per donne vittime di violenza sono a scadenza e spesso non si riescono ad agganciare a nuove progettualità di autonomia: finisce il progetto e a nessuno sembra importare il destino delle donne che stanno svolgendo le attività previste dalle borse lavoro. Spesso non ci sono nuovi bandi, nuove opportunità di prosecuzione e pertanto tutto si ferma, si arresta, e delle donne vittime di violenze che stanno ancora svolgendo le borse lavoro e delle donne che avrebbero dovuto iniziare il percorso?”.
“A chi importa? Chi ci da una risposta? Non si può stare in silenzio e non si può permettere che la burocrazia possa prevalere sul buon senso, su metodologie che funzionano. Abbiamo l’esperienza concreta per dimostrare l’importanza delle borse lavoro o meglio del lavoro come strumento di riscatto, di autonomia, di contrasto concreto alle violenze”.
“Vi chiedo aiuto a sostenere questo appello, nella mia qualità di rappresentante della cooperativa Etnos che in 5 anni ha accolto e sostenuto centinaia di donne che hanno creduto possibile il cambiamento, la protezione. Aiutateci a sensibilizzare chi ricopre responsabilità politiche e burocratiche dirigenziali, perché si possa trovare una soluzione, affinchè questi progetti siano senza scadenza ed abbiano continuità, per non lasciar morire così i nostri sogni, il nostro coraggio, il nostro desiderio di provare ad incidere profondamente sulla vita di donne che per anni hanno subito violenze e umiliazioni ed oggi – conclude – trovano la forza di creare e crearsi una nuova vita”.