“Anche il giudice Di Matteo lo ammazzano. Gli hanno già dato la sentenza“. E’ il “Fatto Quotidiano” a riportare le parole pronunciate la mattina del 1 giugno scorso da Gregorio Bellocco, boss della ‘ndrangheta, già capo della cosca di Rosarno e ora rinchiuso nel carcere milanese Opera, mentre commentava con altri detenuti in regime di 41-bis la notizia della scarcerazione di Giovanni Brusca.
La frase, sempre secondo quanto riferisce il quotidiano diretto da Marco Travaglio, è stata ascoltata da un agente del Gom che immediatamente ha fatto rapporto ai suoi superiori.
Così la relazione è finita prima sul tavolo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria per poi essere trasmessa alle procure competenti di Reggio Calabria e Palermo. Gli investigatori vogliono capire a cosa si riferiva Bellocco.
Soprattutto perché le prime notizie sul progetto di Cosa Nostra di colpire il magistrato Di Matteo risalgono al 2014. Perché, si domandano gli inquirenti, un uomo affiliato alla ‘ndrangheta è tornato a parlarne dopo sette anni?
Certo è che la scarcerazione di Brusca ha appassionato non solo Bellocco, ma anche detenuti nel carcere milanese: sempre secondo la ricostruzione del “Fatto Quotidiano”, oltre all’ex numero uno della cosca di Rosarno, ne parlarono anche altri tre camorristi: Gaetano Di Lorenzo si è detto “contento“, Antonio Caiazzo ha auspicato “un cambiamento della legge sui collaboratori“, mentre Vincenzo Aprea ha scandito: “Come quelli di Forza Italia, quei figli di… che si sono opposti alla scarcerazione“.
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