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Bruciarono un manichino per intimidire i pentiti, identificate cinque persone

Bruciarono un manichino davanti alla folla con l’intento di intimidire i pentiti. Identificate cinque persone, due minorenni e tre maggiorenni, accusate di istigazione a delinquere aggravata da finalità mafiose.

Istigazione a delinquere aggravata da finalità mafiose: è il reato che il gip di Napoli contesta a 5 persone (2 minorenni e 3 maggiorenni) che lo scorso 8 dicembre, per i festeggiamenti dell’Immacolata nel rione Savorito di Castellammare di Stabia (Napoli), bruciarono un manichino con un cappello delle forze dell’ordine e uno striscione con la scritta “Così devono morire i pentiti, abbruciati” davanti alla folla. L’episodio avvenne nel quartiere della periferia stabiese noto come “Aranciata Faito”, abitato dalla famiglia criminale Imparato, detti i “Paglialoni“, fiancheggiatori del clan D’Alessandro.

 

Bruciarono un manichino per intimidire i collaboratori di giustizia

Bruciarono un manichino per intimidire i collaboratori di giustizia

Per gli inquirenti della Direzione Distrettuale Antimafia si trattò di un eloquente messaggio intimidatorio ai collaboratori di giustizia ma anche di un gesto di sostegno e al clan D’Alessandro che pochi giorni prima dei cosiddetti “fuocaracchi” dell’Immacolata era stato “colpito” da una serie di arresti della Polizia di Stato per reati commessi e ricostruiti proprio grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Le misure cautelari, nei confronti di Francesco Imparato, Antonio Artuso e Daniele Amendola, sono state notificate dagli agenti del Commissariato e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata e della Compagnia di Castellammare di Stabia. Sui due minorenni sono in corso indagini coordinate dalla Procura della Repubblica dei Minorenni di Napoli.

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Redazione Desk

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