BRUNAPOLI – Narrazioni napoletane: l’Epifania

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di Bruno Marra.

A Napoli la Befana non è una festa, è una meta salvifica. E’ il traguardo da tagliare per mettersi finalmente al sicuro dopo il bombardamento delle feste. I napoletani aspettano la notte della Befana dopo aver recitato intimamente per due settimane la preghiera eduardiana: “Ha da passà ‘a nuttata”.

Perché solo l’Epifania tutte le angosce si porta via.

Il 6 gennaio a casa nostra viene considerata come la vera fine dell’anno. E del tormento. Una concezione apocalittica riassunta nella frase emblematica partorita dalla nostra filosofia: “me vulesse scetà ‘aropp ‘a Befana!”. Ovvero la richiesta di una morte apparente o di un sonno terapeutico che duri per tutto il periodo santo. Per evitare di far scendere sulla Terra tutti i Santi dal Paradiso.

Più che un urlo è una invocazione divina che inizia pressappoco verso Natale, allorquando il napoletano è ben cosciente che non stanno arrivando le vacanze, ma una apocalisse di biblica memoria.

Quando veneno ‘sti feste è ‘na mazzata ‘nfronte!”, è l’esclamazione più comune che rimbomba in ogni angolo di strada mentre la gente si dimena tra regali, visite di ordinanza, obblighi familiari e auguri ricevuti da persone che non sono mai esistite, probabilmente disperse o scomparse, ma che puntualmente resuscitano solo a Natale.

E allora sorge spontanea la prima classica esortazione apotropaica: “Vedimm e nun ce ‘ntussecà ‘a vigilia”, la più grande preoccupazione che attanaglia i napoletani per 11 mesi e 23 giorni all’anno. Non intossicarsi la Vigilia di Natale.

E una volta superato brillantemente l’ostacolo, ecco che all’orizzonte si appropinqua il primo traguardo intermedio: “Chist’anno finalmente se ne va affanculo”! In assoluto un evergreen, ma se consideriamo che nella circostanza stiamo parlando del 2020, l’anno che pure i Maya hanno cancellato dal calendario, allora l’euforia è assolutamente legittima.

Ma eccoci qua, siamo arrivati al momento tanto atteso. Il B-Day. Il giorno della Liberazione. Che in tutta Italia è il 25 aprile, ma a Napoli prende corpo il 6 gennaio. Quando l’Epifania tutte le feste si porta via. E mette fine alla nostra agonia. Fino alla prossima battaglia e alla prossima puntata. Ma adesso, per cortesia, dateci tregua.

Facitece scetà aropp ‘a Befana!