di Fabio Iuorio.
Negli ultimi anni il fenomeno del bullismo è cresciuto esponenzialmente. La sua crescita, purtroppo, si è ingigantita sempre di più soprattutto a causa del massiccio utilizzo dei social, la supremazia dei più forti sui più deboli è sempre più postata in rete.
Wikipedia identifica il bullismo come :” una forma di comportamento violento e intenzionale, di natura sia fisica sia psicologica, oppressivo e vessatorio, ripetuta nel corso del tempo e attuato nei confronti di persone considerate dal soggetto che perpetra l’atto in questione, come bersagli facili e/o incapaci di difendersi”.
Soprattutto nelle scuole, aumentano sempre di più casi di bullismo, facendo cadere le proprie vittime in crisi depressive con gravi conseguenze comportamentali e sul rendimento scolastico stesso. Questo fenomeno può consistere sia nell’uso della violenza fisica sia nel minacciare e insultare. L’uso della tecnologia ha portato poi alla diffusione del cyberbullismo, veri comportamenti di prepotenza verso il soggetto debole diffusi poi attraverso internet e canali social; il cyberbullismo diventa molto più pericoloso perché mentre nel bullismo classico la violenza è circoscritta in un determinato luogo e con determinate persone, nel mondo online le prese in giro possono essere visibili in tutto il mondo e da un numero infinito di persone.
Il fenomeno del cyberbullismo ha varie forme tra cui i Flaming, messaggi online violenti e volgari su gruppi o forum e che servono per provocare i malcapitati, le Impersonation o scambio di persona, ovvero inviare messaggi fingendosi altre persone, i Trickery con cui si cerca di ottenere fiducia di un coetaneo per poi trarlo in inganno con uno scherzo crudele, il Cyberstalking, vero e proprio stalking online, il Doxing, la diffusione via web di dati personali e sensibili, il Denigration, ovvero sparlare di qualcuno tramite reti social e il Cyberbashing, caso in cui si molesta o picchia un coetaneo con l’ausilio di altri che filmano tutto e postano in rete, facendolo diventare virale.
Il cyberbullo si mostra incurante delle regole che caratterizzano la vita sociale, mostra un’immatura capacità relazionale e affettiva. Può agire per noia o per divertimento, spesso queste azioni sono a lui utili per scaricare frustrazioni personali di cui non è consapevole: spesso, dietro ai suoi comportamenti si nasconde una personalità di profonda insicurezza. Gli adulti hanno un ruolo fondamentale contro la lotta al cyberbullismo: i genitori devono monitorare l’umore dei ragazzi, devono cercare anche minimi sbalzi fuori norma, gli insegnanti devono insegnare ai ragazzi che le diversità non sono un difetto ma un valore aggiunto.
Uno degli ultimi episodi è accaduto a Napoli non più di un mese fa quando gli uomini del commissariato Arenella hanno dovuto denunciare ben 5 minori tra i 14 e i 17 anni per i reati di minacce e lesioni aggravate, colpevoli di aver pestato e filmato, postando il tutto in rete facendo diventare il tutto virale, un loro compagno 13enne nei giardini dei Colli Aminei. Il motivo della violenta aggressione è stato semplicemente un litigio avvenuto su un gruppo whatsapp per futili motivi tra la vittima e uno degli aggressori. Tra le tante persone che hanno manifestato solidarietà nei confronti di questa ennesima vittima ci sono anche i calciatori del Napoli Dries Mertens e Lorenzo Insigne che gli hanno donato un sorriso con una maglietta della sua squadra del cuore e un videomessaggio, invitandolo a raggiungerli in campo appena possibile.
Non ci si rende conto purtroppo dell’impatto che tali atti possono avere sull’autostima della persona che spesso si trova nella situazione di dover lasciare la scuola e le reti social per sfuggirne, impariamo a prendere in seria considerazione l’impatto che le nostre azioni hanno sulla vita degli altri. Sarebbe utile, come afferma il presidente del Corecom Campania Domenico Falco, un corso di educazione civica digitale nelle scuole e un maggiore coinvolgimento delle famiglie che, a loro volta, devono essere formate su questi temi.