Il caffè espresso napoletano candidato a patrimonio Unesco

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A Napoli il caffè non è una bevanda

Il rito del caffè espresso napoletano candidato a patrimonio dell’Unesco. Nel corso del convegno di questa mattina, è stato festeggiato anche il secondo compleanno del riconoscimento per l’arte dei pizzaiuoli napoletani

I patrimoni culturali immateriali tra rito e socialita’“, questo il titolo del convegno che, stamane, ha animato a Napoli la sala Nassirya del Consiglio regionale della Campania. Un incontro, promosso dalla Regione Campania e organizzato scientificamente dall’Universita’ degli Studi di Roma Unitelma Sapienza e dall’Universita’ degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, per lanciare la candidatura Unesco del rito del caffe’ espresso napoletano e dei caffe’ storici tradizionali come patrimonio immateriale dell’umanita’. Il convegno e’ stato anche l’occasione per festeggiare il secondo compleanno del riconoscimento Unesco per l’arte dei pizzaiuoli napoletani.

Abbiamo gia’ due eccellenze campane – ha ricordato Rosa D’Amelio, presidente del Consiglio regionale – che sono patrimonio immateriale dell’Unesco: la dieta mediterranea e la pizza. Oggi con il caffe’ espresso, e con la straordinaria tradizione che ha Napoli del caffe’ sospeso, credo sia un altro tassello che mettiamo per la richiesta di un prodotto straordinario. Quest’anno abbiamo costituito anche l’Osservatorio regionale che lavorera’, in sinergia con quello nazionale, per definire percorsi chiari rispetto a questi riconscimenti. Il caffe’ e’ un simbolo importante diffuso nel mondo“. Quello che Napoli propone non e’ pero’ soltanto un riconoscimento per la bevanda ma anche quello per i suoi storici caffe’ come il Gabrinusdove – ha continuato D’Amelio – si riunivano i piu’ grandi intellettuali: da Matilde Serao a Gabriele D’Annunzio a Benedetto Croce. Un luogo che nel 1938 fu chiuso perche’ si riteneva fosse un cogriuolo di intellettuali che combattevano il fascimo“.

 

La tradizione del caffè napoletano, le parole di Francesco Borrelli

Quella della tradizione e della cultura del caffe’ napoletano come patrimonio, ha sottolineato Francesco Emilio Borrelli, presidente dell’Osservatorio Patrimonio Culturale Immateriale del Consiglio regionale della Campania, “e’ una sfida che possiamo vincere. E non si tratta – ha chiarito Borrelli riferendosi ad una proposta simile legata al caffe’ espresso italiano – di una sfida contro altri. Per noi potrebbe andare bene anche fare un’unica richiesta per la tradizione e la cultura del caffe’ espresso napoletano e italiano. Certamente le nostre peculiarita’, come e’ gia’ stato per la pizza, vanno valorizzate assolutamente“.

Sulla possibilita’ di far convergere in un’unica domanda sia il riconoscimento della tradizione napoletana che quella italiana, anche Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione UniVerde, ente per la diffusione dell’informazione e la conoscenza della cultura ecologista e la promozione di stili di vita in armonia con l’ambiente naturale ed un futuro sostenibile. “È questa un’iniziativa importante – ha sottolineato l’ex ministro delle Politiche agricole e forestali prima e dell’Ambiente poi – perche’ il caffe’ rappresenta la ricchezza italiana e la nostra grande tradizione. È importante far partire questa candidatura napoletana avendo pero’ la capacita’ di evitare una competizione con quella italiana che rischierebbe di non far andare avanti nessuna delle due. Quindi e’ necessario lavorare insieme perche’ l’Italia puo’ avanzare al massimo una candidatura ogni due anni e chiaramente l’Italia non e’ solo Napoli. Bisogna riuscire a cooperare per portare avanti questa tradizione che riguarda sia Napoli sia l’Italia intera“. Una concorrenza questa che, per Pecoraro Scanio, si potrebbe verificare anche nella richiesta di riconoscimento del “bel canto italiano” e della “canzone napoletana”.

 

Caffè napoletano, riconoscimento Unesco

La richiesta di riconoscimento all’Unesco di questa tradizione si inserisce, per l’assessore allo Sviluppo e Promozione del Turismo della Regione Campania Corrado Matera, “in un momento felice che la Campania sta vivendo da un punto di vista turistico. Questo – ha detto – e’ dovuto alle azioni che abbiamo messo in campo come la valorizzazione dei beni culturali e dei siti immateriali riconosciuti dall’Unesco: la dieta mediterranea e quella dell’arte dei pizzaioli sono stati sicuramente un grande attrattore di flussi turistici. La grande forza della Campania e’ nella socialita’, ovvero la capacita’ di stare insieme. Ritengo che oggi ci possano essere le condizioni anche per poter chiedere questo riconoscimento. Quelli gia’ ottenuti hanno dato alla Campania un primato, basta tener presente che e’ la prima regione d’Italia, e una delle poche nel mondo, che e’ riuscita ad avere due riconoscimenti sulla gastronomia. È questa la strada giusta da seguire. Necessario – ha concluso Materastare tutti insieme e lavorare sullo stesso obiettivo e i dati ci confortano molto. La Campania oggi e’ la prima regione del Mezzogiorno ad attrarre flussi turistici ed e’ anche la seconda d’Italia sul turismo culturale“.